Cronaca locale

Corsico sembra il Far West «Mi ha sfidato, l'ho ucciso»

Confessa l'uomo che ha sparato al senegalese: «Diallo dava fastidio alla mia fidanzata e ci chiedeva soldi»

Corsico sembra il Far West «Mi ha sfidato, l'ho ucciso»

Una parola di troppo, detta nel posto sbagliato e nel modo sbagliato, a qualcuno che per il suo curriculum criminale merita deferenza e occhi bassi. Per questo, per aver infranto la legge del Far West ma dalle parti di Corsico, è morto ammazzato Assane Diallo. Nessun retroscena di ideologia razzista né questioni legate allo spaccio di droga dietro l'omicidio di venerdì sera in via Curiel.

In manette è finito Fabrizio Butà, 47 anni, originario della Calabria e con alle spalle una pena scontata di 15 anni di carcere per un altro omicidio, del 1998. «Assane mi ha fischiato, come se fossi un cane, e mi ha chiesto 5 euro», ha spiegato dopo essersi presentato ai carabinieri che comunque già lo avevano individuato. Poi c'era il fatto che il buttafuori senegalese dava fastidio alla compagna del pregiudicato. «Futili motivi», scrive il pm Christian Barilli nel formulare le accuse. Insieme a Butà è stata arrestata la convivente 36enne, Michela Falcetta, che era presente quando Diallo è stato ucciso con dieci colpi di pistola. La donna risponde di favoreggiamento, detenzione di arma illegale e detenzione di droga a fini di spaccio. Nel suo garage infatti era nascosta la pistola con matricola abrasa usata dal fidanzato, insieme a 70 grammi di cocaina. Gli interrogatori di convalida davanti al gip Luigi Gargiulo per la coppia, assistita dall'avvocato Giulia Geradini, sono in programma oggi.

È lo stesso Butà, nella propria confessione, a descrivere il quadro in cui è maturato il delitto. Lui, uno di cui tutti nella zona avevano paura e che era sicuro che nessuno lo avrebbe tradito. Uno che ha convocato l'amico senegalese che conosceva perché frequentava il suo stesso bar per la resa dei conti, con l'intento di punirlo con un'esecuzione a freddo. «Non mi pento di quello che ho fatto - ha messo a verbale -. Assane mi ha sfidato. Era un conoscente e amico, con lui parlavamo di tante cose, tra cui politica, economia, cultura. Ultimamente però aveva assunto un atteggiamento un po' asfissiante». A far infuriare Butà era stata l'ennesima richiesta di soldi rivolta dal 54enne alla sua donna. Da qui l'appuntamento: «Gli ho detto chiaramente di procurarsi una pistola perché io ce l'avevo. Una volta lì, gli ho ordinato: Chiedile scusa e la finiamo qua. Ma lui invece ha fatto qualche passo verso di me. Ero convinto che fosse armato, ho estratto la pistola e l'ho colpito cinque, sei o sette volte, prima al petto poi alla testa da distanza ravvicinata».

Dopo che Butà aveva intimato più volte a Diallo di non importunare Michela Falcetta, non poteva più lasciar correre. Ma il senegalese sapeva che l'amico e la compagna avevano sempre denaro in tasca. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori infatti, il pregiudicato da quando cinque anni fa era uscito di prigione si era dato allo spaccio. Diallo non smetteva di chiedere e quando Butà gli ha proposto di risolvere la questione «da uomini» deve aver sottovalutato chi aveva davanti.

Un errore fatale.

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