Cronaca locale

Così Magnum immortala i suoi big

A Milano, Monza e Pavia mostre sul fondatore Capa e su Erwitt

Lucia Galli

Milano, Monza, Pavia e la fotografia della Magnum. C'è un comune denominatore autunnale dietro l'obiettivo che riporta in Lombardia le grandi firme dell'agenzia fotografica più famosa al mondo. Due mostre fino a gennaio 2019 celebrano il leggendario fondatore, Robert Capa a Monza ed uno dei suoi massimi esponenti contemporanei, voluto proprio da Capa, Eliott Erwitt a Pavia.

Milano, invece, in collaborazione con Fuji film accoglie, fino al 28 ottobre alla Galvanotecnica di via Bugatti 7, il tour internazionale di «Home» uno zoom sulla dimensione più privata di alcune star odierne della Magnum, fra cui proprio Erwitt, cui è stato chiesto di raccontarsi in 16 storie visuali e domestiche. Selfie d'artista? No, molto di più. Fra i feudi longobardi di Monza e Pavia, intanto, sono rispettivamente l'Arengario e il castello Visconteo a far da cornice ai preziosi scatti Magnum con due percorsi curati da Civita Mostre. La città di Teodolinda accoglie, fino al 27 gennaio 2019, Robert Capa all'Arengario con un percorso pensato da Denis Curti. Di Capa, classe 1913, fondatore dell'agenzia nel 1947, insieme alla «bella scola» di Henri Cartier-Bresson, George Rodger, David Seymour e William Vandiver arrivano in città un centinaio di scatti in bianco e nero tagliati sui principali conflitti del Novecento. Capa è il primo della classe, il più grande del XX secolo: del suo lavoro morirà, saltando su una mina nel 1954 in Vietnam. Sofferenza, miseria, caos e, su tutto, la crudeltà delle guerre: «Se le tue fotografie non sono buone, vuol dire che non sei abbastanza vicino». Questo è da sempre il manifesto, si direbbe la didascalia, del suo modo di fotografare. I suoi clic sono iconici: dalla morte del miliziano nella guerra civile spagnola nel 1937, alle fotografie dello sbarco in Normandia nel 1944. A Monza, in 13 sezioni, c'è un po' di tutto: si parte dalla Sicilia, per risalire a Napoli e Cassino. Si passa poi ai giorni del D -day e alla liberazione di Parigi, fino all'invasione della Germania nel 1945, al 1947 in Unione Sovietica nel 1947, ad Israele nel 1948 e al suo ultimo incarico in Indocina. A concludere il percorso un'aggiunta inedita: la sezione «Gerda Taro e Robert Capa». Si tratta di un cameo di tre scatti: Robert, la compagna Gerda, per tutti oggi «la ragazza con la Leica», dopo il bestseller di Helena Janeczek, premiato con lo Strega ed, infine un loro doppio ritratto. Sul Ticino, invece, Elliot Erwitt, classe 1928, è ospite per i suoi 90 anni, fino al 24 gennaio 2019 alle scuderie del Visconteo, nella retrospettiva «Icons» pensata da Biba Giacchetti, in un ideale passaggio di testimone con Capa. Ebreo russo, innamorato dell'Italia, natali francesi, vita americana poi, il suo sguardo sul mondo è ironico e profondo insieme, in questi leggendari 70 scatti. Sembra di sentire lo schiocco di quel Californian kiss o che cosa si dissero Nixon e Kruschiev litigando. E ancora: che cosa si sussurravano nelle foto di fidanzamento Grace Kelly e Ranieri di Monaco?

Il dolore di Jacqueline Kennedy ai funerali di Jfk; il gancio di Alì su Frazier.

A Pavia ci sono molti ritratti, da Che Guevara a Marlene Dietrich, a Marilyn naturalmente oltre ad una serie di ironici autoritratti del maestro.

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