Cronaca locale

Così Testori "mise in prova" gli eroi dei Promessi sposi

Sul palco del Franco Parenti i personaggi manzoniani rivisitati dal "monaco di Novate". Regia di Shammah

Così Testori "mise in prova" gli eroi dei Promessi sposi

«Questo odierno lavoro comune segnala la necessità temporale e morale di un appuntamento che a distanza di anni ci trova schierati vicini nell'assumerci la pesante responsabilità di difendere, anche con un grido, la sublime funzione del Teatro, e di sussurrare con pudore, ma senza reticenze, la religiosità dell'amore per l'uomo e per il suo destino». Firmato: Franco Parenti, per il programma di sala del Pierlombardo, dove dal 27 gennaio all'8 aprile 1984 tenne la scena I Promessi Sposi alla prova di Giovanni Testori, con Parenti e Lucilla Morlacchi, regia di Andrée Ruth Shammah. Quell'«odierno lavoro», cambiato il nome del teatro e pure il mondo intero, torna in cartellone, rinnovato, da oggi al 7 aprile. Sempre con regia di Shammah. Sette i personaggi del romanzo manzoniano, messi alla prova da un Maestro (Luca Lazzareschi), nel gioco moderno ma in fondo antico del teatro nel teatro. Ricordiamo che Testori considerava il Pirandello in «cerca d'autore» più grande di Proust e di Kafka. E tra i personaggi, oltre a Lucia (Nina Pons) e Renzo (Filippo Lai), Perpetua (Laura Pasotti), Don Rodrigo (Sebastiano Spada) e Agnese (Carlina Torta), c'è la monaca di Monza, Gertrude, interpretata da Laura Marinoni. «Spunto da una botola - dice Marinoni - rappresento la colonna nera del romanzo.

Gertrude affascinava Testori, che si potrebbe chiamare il Monaco di Novate, tanto ravvisava somiglianze tra lui e la sventurata manzoniana. In Gertrude il male stinge nel bene, restituendo un grande ritratto della complessità umana». Marinoni vide la prima edizione dello spettacolo quando era ancora studentessa di teatro. «Vidi Testori all'opera, al Pierlombardo, con Shammah e Parenti. Potete immaginare con che emozione e rispetto salgo in scena. La lingua di Testori e di Manzoni è nelle mie fibre. Sono lombarda, suona dentro di me, sono certa che nella chiesa di Testori, ossia il Parenti, raggiungerà gli spettatori nel profondo. Ma abbiamo avuto successo pure nel rodaggio fatto a Firenze». Otto volte Shammah ha diretto lavori di Testori, con religioso affetto, e sempre cavandone inattesi punti di vista. Rispetto al 1984, quando la sua regia venne definita «magica, semplice, preziosa» (dal critico Ugo Ronfani), Shammah ha ripulito e aggiunto gemme manzoniane. Con particolare attenzione alla coesistenza tra luce e tenebra, tra Inferno e Paradiso, incarnata da Gertrude. «Ma in scena - precisa Marinoni - rappresentiamo anche gli attori che interpretano i personaggi. Non sono soltanto la Monaca, interpreto anche l'attrice, che ha una relazione nella vita reale con l'attore che fa il Maestro. Mi faccio in tre, insomma. Testori ha dato tratti ironici alle sue figure e ha donato a Gertrude parole che Manzoni tacque, rifacendosi al personaggio storico che la ispirò.

L'obiettivo di Testori, e il nostro, è capire come attraverso il teatro si possa diventare esseri umani più grandi, non solo attori più bravi».

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