Cronaca locale

Decalogo (semiserio) per sopravvivere alla leopoldina lib-pop

Lasciate a casa tessera Psi e bandiera di Fi, ma dite che voterete «no» al referendum

Federica Venni

Ci siamo. Finalmente oggi inizia «Megawatt», la due giorni di Stefano Parisi. Se n'è parlato talmente tanto (Cosa dirà? Monterà un predellino sul palco? Si candiderà a qualcosa?) che l'ansia da prestazione, per chi ha deciso che bisogna esserci, è alle stelle. Bisogna stare attenti però perché la gaffe, nell'atmosfera di mistero che avvolge la manifestazione, è dietro l'angolo.

Qualche consiglio su cosa fare e soprattutto non fare è perciò d'obbligo.

L'abbigliamento, prima di tutto: la cravatta a strozzo vi è risparmiata, non state partecipando ad un convegno di Corrado Passera; niente maglioncino alla Marchionne, però, che siete lib-pop mica radical chic. La giusta soluzione è la giacca sportiva, magari di una taglia più grande (a Stefano piace così) con camicia leggermente sbottonata. Pantaloni morbidi, non troppo aderenti che poi sembrate Beppe Sala. Per le donne non c'è limite, se non la decenza. Un accorgimento: evitate il verde, altrimenti vi caricano sull'autobus per Pontida.

Lasciate pure a casa la vecchia tessera del Psi: sì, quella sbiadita e stropicciata che custodite nel portafogli. Quello del socialismo, per Parisi, è stato un peccato di gioventù, roba da furore universitario degli anni Settanta e niente più. Il socialismo liberale era una truffa, fatevene una ragione. Mollate nello sgabuzzino anche la bandiera di Forza Italia: era carina utilizzata come foulard, ma ora è démodé. Smettetela, mentre siete in viaggio, di ascoltare «Meno male che Silvio c'è», che poi finisce che vi mettete a cantarla mentre Parisi dichiara di voler rottamare tutto. Tanto Silvio c'è eccome, vi guarda e vi perdona. E magari farà una telefonata. Se siete iscritti al Pd potete entrare, basta che votiate «No» al referendum.

Se qualcuno dovesse chiedervi «perché sei qui», rispondete «perché voglio dare la spallata a Matteo». Potrebbe essere Renzi o Salvini, è indifferente. Non chiamatela Leopolda, anti-Leopolda, contro-Leopolda, Leopoldina, Libleopolda o simili: porta rogna. Mentre Stefano parla, non alzatevi ogni tre secondi per applaudire e urlare «bravo»: non siete né ad una convention di Forza Italia né, appunto, alla Leopolda. Vietato dar di gomito al vicino abbozzando un «io l'ho votato alle scorse comunali, è proprio bravo»: porta rogna anche quello. Se invece avete votato Beppe Sala chissenefrega, non è un dramma, tanto sono uguali. All'ingresso vi chiederanno se avete l'abbonamento a Sky: è un tranello, se rispondete «sì» vi rispediranno a casa. Se rispondete «no» vi regaleranno tutta la serie del «Giovane Montalbano». No, il calcio non c'è, non chiedetelo nemmeno. Sentirete tante volte parlare di Società Civile: non è una parolaccia, non è la brutta copia del Bilderberg, siete voi. Se avete più di 55-60 anni state a casa: si sta costruendo un contenitore liberale nuovo, si chiede un contributo di energie, non si parla di pensioni. Se vedete arrivare Roberto Maroni non spaventatevi: sì, è vero, sta cambiando partito. Ah, no, che non vi scappi la parola «partito»: è come imprecare in chiesa. Anche «movimento» è bandito. Compratevi un dizionario dei sinonimi e studiate.

Non vergognatevi se fino a sei mesi fa eravate tutto un «Parisi-chi?» e ora siete lì a elemosinare una stretta di mano: state sereni, lo abbiamo fatto tutti.

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