Cronaca locale

Denuncia choc di un pensionato: "Io, quasi strangolato da un vigile urbano"

Denuncia choc di un pensionato: "Io, quasi strangolato da un vigile urbano"

«Mi stringeva il collo, respiravo a fatica, ma sono riuscito a biascicare più volte: Mi lasci, mi fa male, mi fa male!. Quel vigile in borghese mi aveva afferrato all'improvviso arrivandomi come un fulmine alle spalle in piazza Scala e, sempre da dietro, sollevandomi per il collo con il gomito piegato a uncino, mi aveva trascinato oltre il portone principale di Palazzo Marino. Una volta all'interno, sempre in quella posizione, mi ha premuto la faccia e il corpo con forza contro il muro. Anche la collega che lo accompagnava era spaventata da quella violenza sproporzionata all'accaduto, tanto che quasi lo ha supplicato di lasciarmi andare mentre gli chiedeva a più riprese cosa mai stesse facendo. Niente da fare: il vigile mi ha tenuto in quella posizione almeno per un quarto d'ora, venti minuti, come se fosse lì lì per strozzarmi: lui un fisico da Rambo, io un pensionato di 84 anni invalido e pieno di acciacchi. Quando finalmente si è deciso a mollare la presa sempre la collega mi ha portato due bicchieri d'acqua accertandosi che riuscissi a riprendermi. Mentre la vigilessa in divisa, davanti al portone, ci ha voltato le spalle per tutto il tempo, fingendo di non sentire e di non vedere nulla».

Milanese doc, una moglie e tre figli adulti, Giancarlo Mazzoni è un ex elettricista di Atm andato in pensione anticipatamente per la frattura di due vertebre in un brutto incidente stradale che gli ha lasciato in ricordo, oltre alla paralisi parziale della mano destra, una lunga serie di patologie. In via Mecenate, dove abita, lo conoscono tutti perché appena può e nonostante i suoi malanni, l'ex alpino aiuta il prossimo e, generosamente, si dà da fare. Così, in questa estate torrida, ha preso a cuore un problema non proprio secondario in una città popolata da tanti, tantissimi anziani. I lavori sulle rotaie di piazza V Giornate e corso di Porta Vittoria hanno infatti temporaneamente bloccato le corse del tram 27 che, sferragliando in una corsia apposita che corre nel mezzo della carreggiata, per moltissimi costituisce l'unico mezzo pubblico che collega il centro con gran parte della zona sud est di Milano. Il tram è stato sostituito dai bus. Purtroppo nel frattempo l'utenza non può più sfruttare le pensiline dove ripararsi, costruite ai margini del percorso tranviario, mentre le fermate del tram sono segnalate solo da delle apposite palette gialle sistemate sul marciapiede, molte delle quali non solo non rispettano per niente le posizioni originali delle fermate, distanti come sono l'una dall'altra centinaia e centinaia di metri, ma in quanto semplici segnali, non offrono alcun riparo dal sole cocente.

«Il 13 agosto mi sono recato a Palazzo Marino per investire il sindaco del problema - racconta Mazzoni -. I vigili davanti all'ingresso mi hanno spiegato che Sala non era a Milano e io ho fatto notare gentilmente che lo avevo appena visto in tivù. Quindi mi hanno consigliato di recarmi, per il mio problema, al Comando della polizia locale, in piazza Beccaria, per parlarne con l'assessore alla Mobilità, non prima però di avermi lasciato un foglio con il numero della segreteria del sindaco a cui telefonare magari tra ottobre e novembre. In Beccaria le segretarie di Granelli mi hanno risposto l'assessore non c'è, è a colloquio con il sindaco. A quel punto non nego che, sentendomi preso in giro, mi sono arrabbiato molto. Un vigile allora mi ha accompagnato pacatamente all'ingresso, chiedendomi di lasciargli un foglio con indicati i punti delle fermate sostitutive del tram e così ho fatto».

Il 17 agosto, visto che non era stato preso alcun provvedimento, Mazzoni si reca nuovamente davanti a Palazzo Marino. Una vigilessa in divisa, gli spiega che Sala non c'è e gli allunga gli orari con i numeri della segreteria del sindaco, invitandolo a telefonare «tra ottobre e novembre».

«Ammetto che non ci ho visto più e ho iniziato a lanciare insulti e strali a destra e a manca - precisa il pensionato - È stato in quel momento che sono stato raggiunto alle spalle e investito dalla furia dell'agente in borghese, accompagnato dalla collega. Alla fine di quella aggressione conclusasi dentro Palazzo Marino, dolorante al collo e alla schiena, il braccio sinistro e la testa graffiati, gli ho chiesto di dirmi il suo nome. Per tutta risposta lui, con fare sprezzante, mi ha scritto il suo numero di matricola su un foglietto. Sono andato al pronto soccorso del Policlinico, dove, dopo avermi visitato e fatto le radiografie, ho avuto una prognosi di 8 giorni, con un richiamo per una risonanza al collo e alla schiena a settembre, quindi ho sporto denuncia».

«Non posso e non voglio dimenticare - conclude Mazzoni -, sono una persona perbene.

E molti delinquenti veri non hanno mai subito una violenza tanto inusitata neanche tra le mura di un carcere».

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