Treno deragliato a Milano

La disperazione dei parenti: "Ditemi, dov'è mia figlia?"

Scene terribili davanti agli occhi dei tanti soccorritori «Ho visto feriti, sangue e corpi dilaniati dalle lamiere»

La disperazione dei parenti: "Ditemi, dov'è mia figlia?"

Ci sono ancora i rivoli di sangue sulla fiancata del quarto vagone: macchie che fuoriescono dal finestrino. Le cornici d'acciaio intorno al vetro, trasformate in lame affilate.

«Quando sono arrivato ho visto solo sangue, feriti, una tragedia»: chiude gli occhi P., quando si sofferma per un secondo su quello che ha visto e che ha sentito dai colleghi, per provare a renderlo in parole. Le scene sono indicibili: «Una persona aveva le viscere fuori dal corpo tutte su un lato; un'altra la calotta cranica aperta». E i corpi che erano ormai un tutt'uno con le lamiere.

Per tirarli fuori i vigili del fuoco hanno dovuto tagliare parte dell'involucro esterno del treno, segarlo come longitudinalmente e aprirlo in due lembi, perché «i corpi erano completamente incassati, come in un incidente stradale, ma di dimensioni enormi perché si tratta di un treno», descrive un altro operatore di fianco. P. è fra i primi uomini della polizia ad arrivare a Pioltello: non porta la divisa, perché in quei momenti, sebbene ognuno mantenga il suo ruolo, si è tutti soccorritori. «Ho aiutato a mettere una persona in barella e poi a caricarla sull'elicottero - racconta - non so come stesse, aveva addosso la coperta termica, ma era viva».

I feriti lievi invece sono stati messi in fila, parte sulla massicciata e parte sul muretto «in attesa di essere trasportati verso le ambulanze, dall'altro lato rispetto agli elicotteri». Infermieri, vigili del fuoco, poliziotti e anche militari della guardia di finanza lavoravano «gomito a gomito», divisi in squadre, «almeno due, a formare quasi una catena di montaggio: dovevamo aiutarli a scendere dal muretto con una scala a pioli per poi andare nei centri di accoglienza allestiti nelle palestre», cerca di ricordare il più lucidamente possibile l'agente.

Tra le 7,01, ora del primo alert al 118 e le 7,08, ora del primo avviso ai vigili del fuoco e le 7,21 arrivano sul posto centinaia di uomini: «Novanta unità» solo fra i pompieri. «La squadra più vicina era quella di via Benedetto Marcello che era impegnata in un altro intervento ed è subito stata spostata lì», spiega il comandante, Gaetano Vallefuoco. Entro le 8,30 poi vanno e vengono sedici automezzi, squadre speciali Usar, anche da Dalmine, Bergamo e l'elicottero da Varese», prosegue, ripetendo l'ordine dei fatti quasi a memoria.

Nel frattempo parte la macchina dei soccorsi allargata: «Dal coordinamento ci è arrivata l'allerta: tutte le strutture sanitarie dovevano essere pronte ad accogliere i feriti e le strade completamente sgombere per far passare le ambulanze», racconta Ermanno Zacchetti, sindaco di Cernusco sul Naviglio: «All'ospedale Uboldo sono stati portati solo feriti lievi, ma erano almeno una quindicina i mezzi del 118 che andavano e venivano».

Nel frattempo dal perimetro della ferrovia ci sono da gestire i familiari che arrivano e chiedono informazioni. Disperati. Un uomo della polizia locale cerca di rispondere ad una madre: «Mia figlia era su quel treno, sa se c'è? Sa dov'è?», chiede al vigile. Lui, che di solito le madri le vede quando controlla il traffico davanti all'uscita delle scuole, con la testa fa segno di no. Abbassa le braccia. Poi la donna prosegue correndo verso l'area delimitata. L'uomo si rivolge ai cronisti che vedono la scena e con la faccia delusa, fa segno: «Non so cosa potrei dirle».

Avrebbe voluto fare qualcosa di più anche lui.

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