Cronaca locale

Le divisioni che aiutano a vincere

di Carlo Maria LomartireTutto come previsto, le primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco di Milano non sono state certamente un successo. Questa volta si votava per due giorni e sono andati ai seggi sparsi per la città, più della volta precedente, qualche migliaio in meno del 2011, quando si votava solo un giorno. Queste le cause possibili - lasciando perdere la pioggia che a Milano non ha mai tenuto a casa nessuno: primi sintomi di disaffezione per il sistema delle primarie che non necessariamente esprime sempre il candidato migliore; minore apprezzamento per la rosa dei candidati in lizza; un esito ritenuto scontato la vittoria del moderato Sala - che ha lasciato a casa molti disillusi elettori di sinistra. Nonostante quest'ultima considerazione, comunque, la somma dei voti dei due candidati di sinistra, Balzani e Majorino, supera ampiamente i voti di Sala, che per di più resta di una decina di punti sotto la maggioranza assoluta. Chi vincerebbe, dunque, se come sarebbe logico - si facesse un ballottaggio fra Sala e Balzani? Probabilmente la spunterebbe quest'ultima incamerando i voti di Majorino e comunque la maggioranza di coloro che hanno votato sabato e domenica scorsi ha dato una forte indicazione di sinistra. È probabilmente quello che Pisapia voleva ottenere candidando di forza e palesemente contro Sala la sua semisconosciuta vice: voleva, cioè, indebolendo il candidato renziano, mandare un chiaro segnale ostile al presidente del Consiglio e segretario del Pd, un minaccioso avvertimento da sinistra, firmato Sel. D'altra parte il sindaco uscente aveva presentato quella di Balzani come una candidatura nel segno della continuità (di cosa, non si è mai capito, visto il vuoto programmatico che lascia questa giunta). Continuità che comunque esce clamorosamente bocciata proprio dai più fedeli e militanti elettori del centrosinistra, quelli delle primarie. Quelli che avevano dato la vittoria a Pisapia contro Boeri per poi mandarlo a Palazzo Marino. Gli arancioni, insomma. Tanto più che è chiaro che queste difficoltà al centrosinistra milanese sono state originate dalla inopinata decisione di Pisapia di annunciare con un anno di anticipo la decisione di non candidarsi per un secondo mandato.In queste condizioni, con un centrosinistra palesemente diviso, il lavoro del centrodestra per riprendersi Milano diventa molto più facile, tanto più con un candidato forte come Stefano Parisi. Molti dei più fedeli elettori di Pisapia, infatti, molti tra coloro che alle primarie hanno votato Balzani o Majorino probabilmente non andranno a votare per Sala.Senza escludere la possibilità - ormai esplicitamente minacciata da Sel e sussurrata, anzi sibilata dalla sinistra del Pd - che questi possano presentare un loro candidato, ad esempio Majorino, mettendo in gravissime e forse decisive difficoltà la corsa di Sala verso Palazzo Marino.

Ipotesi, questa del candidato alternativo di sinistra, che ormai è quasi una certezza, anche perché da quelle parti l'ossessione non è Palazzo Marino ma Renzi, sono disposti a tutto pur di creargli dei problemi seri, giacché è chiaro che in questo turno di amministrative soprattutto nelle grandi città, da Milano a Roma, da Torino a Napoli, il presidente del Consiglio si gioca gran parte del suo futuro politico.

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