Cronaca locale

Le donne musulmane scrivono a Pisapia: "Attento alla moschea"

Lettera al sindaco firmata da un gruppo di ragazze islamiche Forti obiezioni sulla gestione del progetto e sugli imam fai-da-te

Le donne musulmane scrivono a Pisapia: "Attento alla moschea"

Nuovi dubbi sulla moschea di Milano. Stavolta arrivano dall'interno del mondo islamico. E sono dubbi pesanti, perché è un gruppo di donne che li avanza, rivolgendoli direttamente al sindaco. La novità del giorno è una lettera indirizzata a Palazzo Marino e destinata a illuminare con una luce nuova la vicenda del luogo di culto islamico - quel minareto a Milano chiesto a gran voce da molti anche in vista di Expo (ma non solo). La missiva è stata svelata da «Lettera 22» e ripresa da «Yalla Italia», il portale degli immigrati di seconda generazione. Il contenuto è dirompente, soprattutto se si considera che la firma posta in calce alla lettera è di un gruppo di «ragazze musulmane che hanno a cuore il futuro della città». E si sa che il tema del ruolo delle donne è decisivo nei rapporti con l'Islam, basti pensare all'ultimo caso, quella dello spogliatoio per le donne musulmane nella piscina di via Padova.
La prima obiezione avanzata a Pisapia risiede «nella scelta della gestione della futura moschea». Il progetto in ballo in Comune è stato presentato dal Caim, il Coordinamento delle associazioni islamiche milanesi, e questo aspetto – scrivono le donne musulmane – ha fatto «emergere in noi qualche perplessità sulle conseguenze per la comunità islamica». L'idea del Caim è nota: la moschea dovrebbe sorgere al posto del Palasharp. La tensostruttura di Lampugnano in questi anni è stato punto di ritrovo dei fedeli di viale Jenner, che l'hanno utilizzata nei venerdì di preghiera liberando così la strada in cui sorge il loro Istituto, diretto di Abdel Hamid Shaari. Nei progetti dei musulmani milanesi il vecchio impianto sarebbe rimpiazzato dalla «moschea». Il progetto non è stato ancora pubblico ma si sa che reperire i finanziamenti, per i centri islamici, non sarebbe un problema. Ma sulla provenienza dei fondi molti si interrogano. E secondo quanto riferisce «Lettera 22» (che scrive di aver visto la lettera, non ancora pubblica) la gestione Caim sarebbe uno dei nodi segnalati dalle donne musulmane a Pisapia. La scelta del Palasharp parrebbe «logisticamente buona» e «rende contente» le donne firmatarie dell'appello. Ma la preoccupazione sarebbe la possibile «strumentalizzazione della nostra religione da parte non solo di laici e cristiani, ma anche soprattutto musulmani». Vorrebbero insomma una moschea «neutra che rispecchi tutti i musulmani senza fazioni o interessi politici», «un luogo di confronto sì, ma sull'etica, la morale e la religione, non sul partito di appartenenza». All'origine della frattura nel mondo musulmano milanese, che tornerebbe così a emergere clamorosamente, ci sarebbe dunque una diversa visione della religione e della politica (anche in Medioriente).

E un allarme su possibili «imam fai da te deleteri».

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