Cronaca locale

E ora rischia di franare nel cantiere di via Borgogna

Approvata la riapertura dei lavori in San Babila. Ma gli avvocati preparano ricorsi e denunce

Mimmo di Marzio

«Quel cantiere s'ha da fare». Vengono in mente i bravi manzoniani in quella che è forse la vicenda più squallida dell'incolore primo anno di Beppe Sala a Palazzo Marino. La storia è quella del maxiparcheggio di via Borgogna che rischia di lasciare paralizzata l'area di San Babila per chissà quanti anni. Trattasi di uno dei più grandi ossimori urbanistici della storia recente: un'amministrazione che da una parte incassa soldi dai cittadini con l'Area C per disincentivare il traffico in centro e costruisce una nuova linea di metrò, e dall'altra dà il via libera agli speculatori per costruire un mega-autosilo privato a due passi dal Duomo. Il sindaco Sala, interpellato dal Giornale pochi giorni fa sull'argomento, disse con malcelato imbarazzo: «Il parcheggio è un problema che purtroppo abbiamo ereditato, noi abbiamo paura delle penali». E siccome, parafrasando don Abbondio, «il coraggio uno non se lo può dare», meglio dimenticare il basco alla Che Guevara della campagna elettorale e indossare la stola. «Ci confronteremo con tutti, impresa e residenti - disse - e poi valuteremo se andare avanti o smantellare il cantiere abbandonato». Bugie. È dell'altro ieri la frettolosa nota con cui Palazzo Marino comunica l'approvazione del «progetto definitivo» del parcheggio, a soli due mesi dalla bocciatura del Consiglio di Stato. «Un'accelerazione sospetta», dicono oggi gli avvocati dei commercianti che stanno facendo piovere una valanga di nuovi ricorsi «più motivati dei precedenti». Infatti la suddetta paura, che sembra contare più dell'interesse dei cittadini, può rivelarsi una pessima consigliera. Nel merito della sentenza con cui il Consiglio dichiarò illegittimo il cantiere figura il mancato coinvolgimento nella conferenza dei servizi di tutte le parti in causa, condomini ed esercenti compresi. Errare è umano ma perseverare diabolico, perchè la medesima inadempienza è stata ripetuta sul nuovo progetto e con implicazioni ben più gravi. «Abbiamo chiesto invano di essere coinvolti al tavolo - dicono sconcertati i legali del grattacielo di B&B in via Borgogna - perchè avremmo eccepito questioni di primaria importanza: la prima sono i rischi strutturali per gli edifici evidenziati da una perizia documentata e da una relazione di un illustre docente del Politecnico di Milano. Poi ci sono le condizioni oggettive radicalmente mutate rispetto all'approvazione del vecchio progetto, il decaduto pubblico interesse di un'opera in project financing oggi totalmente privata, un piano economico finanziario che risale al 2012 e che ha evidenziato pericolose lacune, l'inutilità di un nuovo autosilo in centro». Tutte questioni incredibilmente snobbate dal sindaco che avrebbe avuto quantomeno il dovere di disporre verifiche e nuove perizie nell'interesse dei cittadini, e che invece sono nuovamente destinate a finire sul tavolo della magistratura.

Forse anche quella penale, visto che è pronta una denuncia contro il Comune per omissione d'atti d'ufficio per il mancato smantellamento del cantiere dichiarato abusivo dal Consiglio di Stato.

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