Cronaca locale

Edifici e appartamenti nuovi Così Milano cambia faccia

Il centro studi Sigest: in città cade il tabù demolizioni Nella cerchia 102 cantieri, sale l'efficienza energetica

Michelangelo Bonessa

La città rinasce dalle sue ceneri. «Si è rotto il tabù della demolizione per lasciare spazio a nuove edificazioni - ha affermato Enzo Albanese, ceo di Sigest - e sembra che stia funzionando». Sulle 102 iniziative rilevate dalla ricerca della società, buona parte sono operazioni in cui si è abbattuto uno stabile fatiscente, o troppo datato, per sostituirlo con uno più moderno ed efficiente. Idea che piace anche ai clienti: su 4,184 appartamenti nuovi, ne sono già stati venduti il 67%. Percentuale simile a quella della classificazione energetica che per il 68 per cento dei casi è A o A+. E rispetto alla precedente ricerca Sigest sembra che i cantieri siano cresciuti del 20%, soprattutto nella zona della circonvallazione che con 13 nuovi progetti registra un incremento dell'81%. E se per un terzo le nuove case sono concentrate nei maxi piani di Porta Nuova, Parco Vittoria e CityLife, i restanti 99 cantieri sono tutti medio piccoli: il 90% ha meno di 50 appartamenti.

Sembra dunque che tutta la città stia rigenerando il proprio patrimonio edilizio spingendo così un settore che ha subito colpi durissimi dalla crisi. E che ancora è alla finestra per sapere quale sarà il destino degli ex scali ferroviari: un milione di metri quadrati nel pieno del tessuto urbano in bilico tra un super parco e un nuovo pezzo di skyline scintillante. E non è solo la categoria energetica a cambiare, ma anche gli ambienti: «Ha assunto molta importanza la multifunzionalità degli spazi, con la cucina e il bagno che diventano il nuovo focolare domestico e la sala da bagno, - ha specificato Francesca Bombelli del centro studi Sigest - come la richiesta di spazi per la condivisione di ore lavorative come di svago». A spingere all'acquisto dunque non è più solo la palestra condominiale, ma locali per smart-working o il compleanno dei figli. «Ritorna un modello abitativo simile a quello della corte milanese» ha sottolineato Albanese, ma adattato al ventunesimo secolo. I prezzi medi al metro quadro scendono ancora nella zona più centrale fino al meno 5,3%, calano invece dello 0,6 nella fascia dei bastioni e crescono del 1,2% lungo la circonvallazione. Si passa dai 9,550 all'ombra del Duomo ai 6,200 della fascia più esterna. Il divario sembra ancora alto, ma proprio dove si registra il picco verso l'alto c'è anche l'oscillazione di costi più ampia: si va dai 5,500 agli oltre 9mila, con il caso Porta Nuova dove si passa dai 3,200 ai 13mila.

La corsa alla ristrutturazione sta anche erodendo la parte invenduta delle nuove abitazioni: «Lo stock si sta riducendo progressivamente, con una velocità del 20% circa all'anno - ha precisato Albanese - se non fosse immesso nuovo prodotto, teoricamente, in due anni e mezzo si esaurirebbe». Invece oggi arrivano sul mercato 600 nuove case. A margine della presentazione, è stato anche segnalato un fenomeno che invece sta creando problemi a diversi condomini milanesi: quello di immigrati che non pagano la spese comuni dopo aver acquistato o affittato case. Per lo più di provenienza africana o est europea, rappresentano in questi casi percentuali rilevanti degli inquilini.

E i conti comuni finiscono in rosso, impedendo anche il corretto svolgimento della manutenzione e abbassando il valore degli immobili.

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