Cronaca locale

Esperti divisi sul nuovo look del Duomo «Se è pubblicità, allora ha funzionato»

Gli architetti perplessi: «Vince lo sponsor, discutibile la scelta botanica»

Francesca Amé

Il tormentone sulle palme sotto le guglie va avanti da un paio di giorni in città e impazza in Rete. Mentre i primi filari di piante esotiche venivano invasati nelle aiuole verdi davanti al sagrato del Duomo, il web si è diviso tra ironie (con battute sulla Madonnina che pensa di essere alle Maldive e altre amenità del genere: vedere alla voce #palme su Twitter) e aperte polemiche. In realtà siamo solo all'inizio del progetto di verde pubblico firmato da Marco Bay, l'architetto milanese che ha già creato il bel giardino antistante l'Hangar Bicocca, questa volta chiamato a reinventare lo spazio adibito a verde temporaneo davanti al Duomo. Settimana prossima arriveranno anche le piante di banane, a completare l'insolito giardino. Sponsor dell'operazione: Starbucks, che aprirà la sua prima caffetteria italiana in centro a Milano, in piazza Cordusio, il prossimo anno. Massimo Roj, architetto e amministratore delegato di Prigetto CMR, società leader nel settore della progettazione integrata, che in Cina molto lavora e che a Milano ha il suo quartier generale, invece argomenta: «Obiettivo raggiunto, se l'intento dell'operazione era quello di dare visibilità allo sponsor. Da tecnico, ammetto che avrei pensato a qualcosa di diverso, ma non vorrei essere frainteso: detesto l'immobilismo e quella mentalità che, per paura di sollevare critiche o trovare ostacoli, preferisce non far nulla di nuovo. I tempi cambiano e le città devono imparare a mutare a seconda delle esigenze e delle abitudini degli abitanti. In fondo, prima in piazza Duomo si passava in macchina: oggi il sagrato ospita persino concerti. E, a scorrere i tanti progetti che si sono succeduti in questo spazio temporaneo, ci sono state soluzioni ben peggiori di questa con palme e banane». In questi giorni in Triennale ha aperto la mostra «Il design che non c'è», che raccoglie alcune soluzioni suggerite da architetti e designer per risolvere situazioni di disagio. Sono esposti anche i progetti di Patrizia Pozzi, milanese, architetto e paesaggista di fama: «Sono favorevole a interventi che sensibilizzano i cittadini al contatto con il verde e sono lieta del coinvolgimento di sponsor privati su questi temi risponde al Giornale -. Non mi trovo invece d'accordo sulla scelta botanica e anche su quella della location: capisco che sia funzionale a creare scalpore il mettere palme e banane in piazza Duomo, ma a Milano ci sono molte altre aree che hanno bisogno di verde e soprattutto non di interventi botanici posticci».

Servono una regia unica e progetti tra loro coerenti: «Invece ci troviamo in città il campo di grano in porta Nuova, con conseguente elogio del verde naturale e autoctono, e poi forzature dettate dalla moda», conclude l'architetto Pozzi.

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