Cronaca locale

Expo, la Procura generale non molla

I motivi del ricorso contro il proscioglimento di Sala: ecco le violazioni

Expo, la Procura generale non molla

Cristina Bassi

La Procura generale non si arrende al proscioglimento di Giuseppe Sala per il caso della fornitura del verde a Expo 2015. I sostituti pg Massimo Gaballo e Vincenzo Calia ieri hanno, come atteso, depositato alla corte d'Appello il ricorso conto la sentenza emessa lo scorso 29 aprile dal gup Giovanna Campanile. Il sindaco, al tempo dei fatti contestati commissario unico di Expo, rispondeva di abuso d'ufficio per l'affidamento senza gara alla Mantovani spa della commessa per 6mila alberi. Sala è già a processo per falso, sempre nell'ambito dell'inchiesta sulla Piastra dell'esposizione universale, con le udienze che riprenderanno il 27 settembre. Sul ricorso dei sostituti pg ora la Seconda sezione della corte d'Appello dovrà fissare un'udienza (simile nella forma all'udienza preliminare che si tiene davanti al gup) e decidere se confermare il proscioglimento oppure rinviare a giudizio il primo cittadino. Lo stesso vale per il coimputato Angelo Paris, ex manager dell'esposizione.

Qual è il contenuto dell'atto della Procura generale? Secondo Gaballo e Calia, nelle motivazioni «molto sintetiche» di Campanile non sono tenuti nella dovuta considerazione alcuni aspetti evidenziati dall'accusa. Prima di tutto con l'affidamento diretto alla Mantovani, Sala avrebbe travalicato i limiti dei poteri di deroga che aveva in qualità di commissario, violando nello specifico l'articolo 57 del Codice degli appalti. L'articolo prevede casi di deroga, però l'ad avrebbe fatto ricorso a eccezioni concesse per i servizi per una commessa di forniture. La deroga giusta all'appalto sbagliato dunque.

I sostituti pg hanno anche voluto ribadire il «dolo intenzionale» dell'ex ad di Expo nell'abuso d'ufficio e la mancanza del presupposto dell'«eccezionale urgenza» nelle decisioni prese nel 2013. Altra violazione contesta è quella all'articolo 2384 del Codice civile, che imponeva a Sala un limite di 3 milioni di euro per gli affidamenti diretti. Mentre il contratto per le «essenze arboree» valeva 4,3 milioni. La Mantovani poi subappaltò a un'altra Ati per «soli» 1,7 milioni. Campanile fa poi notare che gli atti di Sala e Paris furono ratificati dal cda? Per i rappresentanti dell'accusa, si tratta di un aspetto non rilevante sotto il profilo penale. L'ultimo motivo di ricorso riguarda più in generale i casi in cui il Codice di procedura penale (articolo 425) - spiegano alla Procura generale - prevede una sentenza di proscioglimento in udienza preliminare. Il «non luogo a procedere» infatti è contemplato solo se c'è l'assoluta «inutilità del dibattimento». Per i sostituti pg, in questa vicenda al contrario il vaglio di una corte è necessario. Adesso la parola passa ai giudici d'Appello, che potrebbero esprimersi in tempo per permettere la riunione dell'eventuale nuovo processo a Sala con quello principale per gli appalti della Piastra.

Se invece ci sarà un proscioglimento «bis», la Procura generale potrà comunque impugnarlo davanti alla Cassazione.

Commenti