Cronaca locale

Il federatore dei moderati Un nuovo 1994

di Giannino della Frattina

È talmente banale che diventa sempre più difficile scriverlo, ma è ancora da Milano che bisogna partire per leggere il futuro più prossimo della politica. E così il primo fine settimana di una lunghissima ma ormai avviata campagna elettorale racconta di un flop di quella Leopolda che era stato l'avvio dirompente della breve (seppur intensa) stagione di Matteo Renzi e di un enorme successo di quella tre giorni di Forza Italia organizzata all'hotel Gallia dai bravi Gelmini e Romani. Un confronto impietoso con Firenze e la vergognosa corsa dei topolini del Pd e dintorni pronti ad abbandonare il renzismo che naufraga e dall'altra grande entusiasmo per quello che continua a essere l'unico possibile federatore del campo moderato. Un Silvio Berlusconi che dal palco di Milano può annunciare l'accordo con la Lega di Salvini e i Fratelli d'Italia di Meloni e La Russa. Già pronto il programma della sua rivoluzione liberale in sei punti: meno tasse, meno Stato, meno vincoli europei, più aiuto ai poveri, più sicurezza e più garanzie. Otto ministri politici e dodici della cosiddetta società civile. Si potrà non essere d'accordo, ma il progetto è chiaro per un nuovo 1994. Perché è chiaro il rischio che corre un Paese tentato di ribellarsi a una politica che ha di certo le sue colpe, mettendosi in mano ai «grillini», le cui abilità si sono già viste in sindaci che, come la Raggi a Roma, hanno già dimostrato di che scadente pasta di amministratori siano fatti. E proprio dalla Milano laboratorio della politica parte la rivolta di colonnelli come Cattaneo, Albertini e Formigoni a un Alfano che con una delle sue grottesche capriole vuol portare un partito nato come Nuovo centrodestra dentro il Pd.

Che, fino a prova contraria, sta a sinistra.

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