Cronaca locale

Film hot d'autore: diventa più calda l'estate al cinema

Erotismo e prostituzione in chiave sociale tra giornalismo e politica

Film hot d'autore: diventa più calda l'estate al cinema

Per riscaldare un'estate fredda nulla di meglio del cinema hot. Non semplicemente porno, ma precisamente hot: cioè scottante, arroventato dal desiderio sessuale, ma anche dell'urgenza di alcune problematiche connesse. Come la prostituzione, la libertà di esercitarla al di fuori di ogni schema precostituito e al di là di qualsiasi richiesta di mercato. Di questo e molto altro, parla The opening of misty Beethoven, il primo film che ha inaugurato la rassegna «Boogie Nights» dedicata all'hardcore d'autore, in programma tutti i lunedì, a partire da ieri, all'associazione Enzo Tortora, in via Marchesi de Taddei 10.
Girato nel ‘76 e ispirato al «Pigmalione» di G. B. Shaw, Misty Beethoven ha per protagonista un'omonima prostituta e uno scrittore che vorrebbe trasformarla in una dea del sesso. Dosi massicce di ironia e di catartica spregiudicatezza, e soprattutto il piacere di mettere a nudo l'ipocrisia, caratterizzano tutte le pellicole di questo anomalo cineforum (è sempre previsto un dibattito al termine della proiezione) che prosegue con Pubblic Affairs (USA, 1983), storia della relazione pericolosa tra un politico ipermoralista, ma segretamente orgiastico, e una giornalista così determinata a smascherarne l'insincerità da divenirne l'amante.
Il terzo film della rassegna è un raro caso di porno-fantascienza: Latex (USA, 1995) mostra infatti un'ipotetica società del futuro nella quale un uomo viene recluso perché dotato di telepatia sessuale, ovvero della capacità di percepire gli istinti erotici reconditi delle persone. Si cambia completamente registro con il quarto e ultimo appuntamento del cineforum: niente più storici lungometraggi statunitensi di genere porno-chic, con attori di formazione teatrale e colonne sonore che mescolano la musica tecno al gregoriano, ma un docu-film del 2012 di produzione italiana. Mignon, diretto da Massimo Alì Mohammad, è dedicato allo storico cinema a luci rosse di Ferrara. Ricavata da un'antica chiesa sconsacrata, la sala, tuttora attiva, è una sorta di museo del porno dove, per le proiezioni, si attinge a un magazzino di pizze di pellicole vintage.

Ma è soprattutto un luogo in cui si incrociano storie di solitudine e marginalità, per le quali la frequentazione del Mignon rappresenta una possibilità di socializzazione e di riscatto.

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