Cronaca locale

Da Fondazione Prada i mondi impossibili di Bock

Esposte le installazioni noir del tedesco noto per le sue provocazioni tra video e performance

Da Fondazione Prada i mondi impossibili di Bock

Fondazione Prada non dorme mai, neanche d'estate. Dopo i fuochi d'artificio della più bella mostra milanese dell'anno - quella dedicata all'arte italiana tra le due guerre- e l'inaugurazione della Torre di Rem Koolhaas, la stagione continua con un progetto di arte contemporanea che vede come protagonista l'artista tedesco John Bock. La mostra, intitolata «The Next Quasi-Complex» presenta due grandi installazioni provenienti dalla Collezione Prada: il palco mobile di When I'm Looking into the Goat Cheese Baiser (2001) e il salotto di Lütte mit Rucola (2006). In linea con una poetica in voga che mette in scena la teatralizzazione di architetture surreali, composte in gran parte da ready made che sovvertono ironicamente ogni categorie. Installazioni spettacolari, certo, ma anche sottilmente provocatorie nei confronti di una società alienante e programmatica. Un'altra bella occasione per visitare la multiforme fondazione e anche per provare a conoscere un altrettanto multiforme artista che, come è nella sua prassi, ha realizzato un progetto totalmente site specific, ovvero realizzato appositamente per gli spazi del Podium di Largo Isarco. L'artista, per l'occasione, mette in scena un meltin' pot che attinge al suo immaginario noir che il pubblico è abituato a conoscere anche attraverso i suoi cortometraggi. Le sue «città invibili» vedono accataste montagne di oggetti getti di uso quotidiano: calzini, maglioni, televisori, materiali di scarto, mobili e coperte. E ancora, una tenda cilindrica racchiude una sedia sospesa a una catena, la cui presenza, associata ad alcuni attributi fisici, rimanda al tema del «CorpoEssere» secondo il linguaggio dell'artista. Rispetto alla staticità del linguaggio dell'Arte Povera, le installazioni di Bock rimandano anche in questo caso ad azioni performative che lo vedono protagonista ma che puntano anche al coinvolgimento diretto dello spettatore. Osservando il suo nuovo palcoscenico ha detto: «Mi piace molto l'architettura di Rem Koolhaas e mi piace la combinazione di materiali come si vede anche nelle mie installazioni ho abbinato oggetti cheap, come ad esempio i calzini, per creare spazi nuovi dentro a questo spazio.

Mi piace che sia uno spazio aperto, dal quale ho ricreato una piccola città».

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