Cronaca locale

Foto, sorrisi e lusinghe Renzi snobba il sindaco e coccola «Beppe» Sala

Visita lampo del presidente del Consiglio a Expo: «Ce la faremo anche se all'ultimo». Gelo su Pisapia

«Beppe» di qua, «Beppe» di là, «Beppe me l'ha raccontato in macchina», quanto è bravo Beppe. Bebbe (lo chiamano confidenzialmente così anche tutti i collaboratori) è Giuseppe Sala, amministratore delegato e commissario di Expo spa, l'uomo che ha fatto da cicerone al presidente del consiglio, Matteo Renzi, nella sua visita toccata e fuga al sito Expo, ricevendo da lui citazioni ed elogi. A Beppe, Renzi ha promesso che ci sarà il primo maggio, all'inaugurazione.

Sala è uno dei nomi ai quali si pensa quando si cerca di immaginare il candidato a succedere a Giuliano Pisapia, se il sindaco deciderà davvero di farsi da parte (il Pd preme perché il dado sia tratto prima dell'inizio dell'Expo, così da usare l'esposizione come un trampolino di lancio per chi tenterà la corsa a Palazzo Marino). Renzi, che non è mai stato un supporter del primo cittadino, in questa visita lampo non ha trovato tempo per Pisapia, da parte sua per nulla rinunciatario, istituzionalmente seduto in prima fila, oltre che prodigo di entusiasmo per l'Expo e per il governo.

Il presidente del consiglio aveva un'altra tabella di marcia, con destinazione finale il forum economico di Sharm el Sheikh. Sceso dall'elicottero in Fiera dopo aver visitato la Agusta Westland di Vergiate (elicotteri) e la Carnaghi di Villa Cortese (torni e macchine utensili), Renzi con Sala ha guardato durante un tour in macchina i padiglioni, sorti come funghi dal giorno della sua ultima visita (era il 13 agosto, una giornata di diluvio e sconforto). Ora la situazione è migliorata: legno, vetro e opere architettoniche ci sono, nonostante tante aree ancora deserte lascino dubbi sulla possibilità che tutto sia pronto per il fatidico primo maggio. «Ce la faremo come è sempre nel nostro Dna, magari facendo un po' di corse alla fine» la previsione rosea del premier.

L'organizzazione aveva in mente un variopinto bagno di folla tra gli operai. Giubbini verdi o arancio, caschi gialli o blu, tenuta da cantiere, i lavoratori si sono presentati in buona rappresentanza ma non in massa (ogni momento è prezioso per le opere in ritardo). Sul sito lavorano 4- 5mila persone al giorno nei momenti di picco e al campo base poco distante vivono mille operai di diverse parti del mondo. Renzi è stato breve, dieci minuti («mi zittisco sennò non finiamo...»), fin troppo a giudicare da qualche presente rimasto deluso.

Più che altro ha tentato di infondere fiducia ad assenti e presenti, a partire dagli operai sconfortati dal dopo Expo ormai alle porte. E allora ecco le dichiarazioni a raffica: «L'intero settore delle infrastrutture deve ripartire con decisione», «Dobbiamo passare dallo scandalo Expo all'ideale dell'Expo», «l'Expo è una grande cattedrale laica», «una straordinaria occasione culturale», «ci mettiamo la faccia perché scriviamo la storia d'Italia e non basta la faccia, ci vuole il cuore», «la parola chiave è bellezza», «facciamo vedere al mondo di che cosa siamo capaci».

Per poi passare al concreto: «Abbiamo venduto tre milioni di biglietti, ne venderemo dieci milioni».

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