Cronaca locale

Fuori Tono

Ci sono compositori e brani che raramente comparivano, a dire il vero ieri più di oggi, sui cartelloni concertistici: è uno dei misteri, o quasi, della musica. Ogni tanto qualcuno rimedia, come stasera all'Auditorium Verdi di Milano, dove la violinista ventisettenne Francesca Dego porterà in scena, con la Mannheimer Philarmoniker diretta Boian Videnoff, anche il «Concerto per Violino in Re maggiore, op. 26» del compositore di padre tedesco e madre italiana Ermanno Wolf-Ferrari. Ma chi era costui?

La risposta potrebbe essere tra le righe di una enciclopedia: «Negli ultimi anni scelse di dedicarsi alla produzione strumentale. Da essa non traspare la minima traccia dei grandi rivolgimenti apportati dalla Seconda scuola di Vienna (per intendersi Schoenberg e Co., ndr); emerge piuttosto un senso di spontanea cantabilità e trasparenza». Alla scomparsa fu salutato con dolore ma senza una rappresentazione adeguata del suo lavoro. Poi poco o nulla, soprattutto dalla svolta avanguardistica di Darmstadt, e quello che ne seguì. Nel mondo musicale che si creò per i personaggi come lui, non ci fu più tanto posto.

«Tremendo è il destino di chi, prima di essere dimenticato, sia stato emarginato con rispetto», ha scritto il musicologo e saggista Quirino Principe, in occasione del cinquantenario della scomparsa dell'autore, avvenuta il 21 gennaio del 1948. Ora in un momento in cui certe avanguardie, anche se di indubbio valore, non risultano più centrali come prima, certi compositori vengono ripescati.

E la serata di oggi, con la violinista Dego, è una di quelle occasioni per incontrare personaggi come Wolf-Ferrari, che è da riascoltare ancora e studiare.

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