Cronaca locale

Fuori Tono

È una vicenda personale prima di tutto, poi una storia di musica e memoria. L'esplorazione della pianista Victoria Terekiev iniziata qualche anno fa ora continua. Lei è milanese ma anche bulgara come la sua famiglia. Il richiamo delle origini doveva arrivare. Complice un baule riaperto con le partiture di cui le parlava suo padre, pagine della sua terra. Da quel giorno - dopo aver a lungo interpretato i giganti d'Europa - la voglia di riscoprire le radici, autori del '900 bulgaro rimasti ai margini del vecchio continente, eppure così densi d'arte ed espressività. E di ritmi soprattutto. Mossa d'esordio.

Victoria all'inizio dell'avventura si cimenta con una prima incisione - Vento da Est - autori come Pipkov (Bulgarian Suite op.2), Hadjiev (Melodische Etudes) e Vladiguerov (Bulgarian Songs an Dances op.25). Non bastava, quest'ultimo compositore ora, con il nuovo cd - Aquarelles (Da Vinci Classics) - è al centro di un'indagine che getta nuova luce su altri scampoli di un repertorio ingiustamente ancora in ombra. In questo caso, del grande Pancho (nome di battesimo dell'autore), 24 piccole perle interpretate dalla pianista virtuosa. Una scoperta, come si diceva anche ritmica: «5/8, 7/8 e 9/16 sono i ritmi del folklore e della musica classica bulgara - spiega Terekiev -. Pur essendo molto diversi, si incrociano per vivacità e colore, condividendo una nostalgia che, lungi dall'essere triste, rimanda ad atmosfere di danza, gioiose». Dei compositori del Paese di Sofia dei primi del XX secolo, Vladigerov è il più occidentale, il più romantico della sua generazione. In questa proposta, come nella precedente, si incontra un modo rimico inusuale e irregolare anche legato al folklore (la cosiddetta metro-ritmica teorizzata e messa a punto da Pipkov).

Fascino e suggestioni sonore che si ritrovano pure nella musica di Goran Bregovic.

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