Cronaca locale

Furti al cimitero: tre arresti Recuperate 70 statue sacre

I carabinieri danno l'alt a un romeno che tenta di fuggire Aveva due complici italiani e un patrimonio da 30 quintali

Il cimitero di Buccinasco è una terra di nessuno sul margine della tangenziale. A pochi metri dall'eterno riposo si sfreccia a mille all'ora. Profumo di vacanze. Nessuno si accorge di quel fazzoletto di terra santa intorno a capannoni industriali. Rogge. E al punto di raccolta della nettezza urbana. Altrimenti detto, il nulla. Quando è festa è il deserto. I vivi non sopravvivono alle loro parole, i defunti non ne hanno più da tempo. I banditi approfittano di questi silenzi. Gattonano tra le pieghe di una «profondissima quiete». Finché dal nulla esce la voce perentoria di un ordine all'unico uomo in azione in una radura che puzza di inverno. Anche se pure lui è morto. Da mesi.

Lo sconosciuto ignora l'alt. Fugge. Sulla coscienza ha il taciturno vocìo dei morti. Tra strade abbandonate si scatena l'inseguimento. Guardie e ladri. Tracce di vita ai margini tra esistenze distratte ed ex esistenze. Dura due chilometri il folle rincorrersi. Bloccato dai carabinieri, il fuorilegge reagisce. Nel vuoto di quell'emarginazione è tutto possibile. Tranne quello che non si attende. Il romeno, senza fissa dimora, nomade di una mala da poverissimi, è sconosciuto solo a se stesso. Le forze dell'ordine lo conoscono. Ne hanno studiato i movimenti. Sanno da dove viene e dove va. A differenza sua.

E lo obbligano a fare strada. Terra di confine. Corsico e Buccinasco. Dove un tempo la 'ndrangheta era padrona. E dove Alessandra Sgarella, rapita a San Siro, fu tenuta nascosta prima di essere ceduta ai calabresi di Peppe u nigru. Sotto quella tangenziale, l'auto del fuggitivo è ferma. Sequestrata. Qualcuno l'ha rubata a Milano. Qualcuno, a Milano, ora la restituirà. Il rumeno, a capo chino, nascosto sotto il cappuccio di una felpa, fa il cicerone ai carabinieri, sulle strade di una malavita che un tempo frugava tra i vivi e ora lo fa tra i morti.

In uno squallido capannone escono i volti di due tombaroli. Italiani, stavolta. Viltà manolesta. Rubavano ai defunti per non sentire «al ladro». Rubavano nel tempio della pace. Dove non si grida più. Un angelo dalle mani tese forse sosteneva verso il cielo l'anima di un bambino. La pietà della Madonna che sostiene il Figlio deposto dalla croce. Cristo benedicente. Sacro cuore accalappiato. Volti di preghiera e misericordia. Lacrime di scultura. Viatico di benedizione in rame. L'oro di questo miserrimo millennio colato nelle crepe di una povertà abietta. Venderlo dona ricchezze e i morti non denunciano. Settanta sacri volti da trenta quintali stavano per essere cancellati. Fusi in euro sonanti. Le manette hanno interrotto il traffico. Ora i tre sono dietro le sbarre di un carcere che non regalerà i dobloni sognati. Li ha raggiunti un collega, acciuffato a Bollate. A sorprenderlo non è stato l'angelo, ma il custode. Fuggiva con i vasi divelti dalle tombe. In casa aveva due statue e un quintale di cavi. Costa caro rubare la pietas.

SteG

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