Cronaca locale

Un gesto per ricordare Craxi: si fa largo l'idea del Famedio

Libro e convegno sugli anni milanesi del leader del Psi. L'impronta nell'"invenzione" delle mense scolastiche

Un gesto per ricordare Craxi: si fa largo l'idea del Famedio

(...) È stato Franco D'Alfonso, consigliere di Noi Milano, la lista civica di Sala, a rilanciare l'idea di un posto nel Famedio, durante il convegno organizzato dalla Fondazione Craxi in cui si è discusso degli anni di Bettino a Palazzo Marino, quando era assessore all'Economato con il sindaco socialdemocratico Gino Cassinis, che dal 1961 al 1964 guidò la prima giunta di centrosinistra d'Italia.

Anche se non è detto che la mediazione possa accontentare tutti, a ribadire il suo sì è stato Basilio Rizzo, storico consigliere comunale di opposizione presente in platea: «Il Famedio perché no? Altrimenti ci riduciamo a concedere il famedio in base a chi governa. Purtroppo non sono mai stato in consiglio con Craxi ma solo con il figlio. Dai suoi discorsi in Comune si vedeva già il carattere. Il mio punto di riferimento è Tognoli, ma Craxi è stata una figura importantissima per la città. Anche se non ho condiviso l'ultima parte della storia del Psi come partito d'affari, sono qui per rispetto». Ma perché sì a via Berlinguer, come ha voluto Giuliano Pisapia, e no a via Craxi? «Perché Craxi per i milanesi è Tangentopoli». Poi: «Tra i suoi discorsi raccolti nel libro «Gli anni a Palazzo Marino» (edizioni L'Ornitorinco, ndr), ho apprezzato ciò che è più vicino alla mia storia: l'elogio di Che Guevara e il fatto che cercava di capire bene la contestazione studentesca all'Università».

Letizia Moratti, da sindaco, aveva tentato di dedicargli una targa vicino a piazza Duomo, ma l'opposizione del Pd guidato allora da Emanuele Fiano aveva bloccato il progetto. Ieri, in prima fila, c'era il capogruppo del Pd, Filippo Barberis. L'azzurro Gianluca Comazzi, supporter della causa, dice: «Allora Palazzo Marino era un piccolo Parlamento perché da Milano nascevano i grandi processi politici nazionali». Matteo Forte, capogruppo di Milano popolare, è uno dei grandi supporter dell'iniziativa: «Sono stato il primo in questa consiliatura a proporre un riconoscimento. Non si capisce Craxi senza Milano e parte della storia di Milano senza Craxi».

Era atteso l'ex sindaco leghista Marco Formentini, come segnale di un disgelo ormai totale. Arriva il capogruppo della Lega, Alessandro Morelli: «Parliamone. Anche se forse non è una priorità, discuterne potrebbe aiutarci a capire quello che Milano oggi non è più. Provocatoriamente ho chiesto a Stefania Craxi se secondo lei Craxi si sentirebbe rappresentato da questa città senza programmazione».

Stefano Pillitteri, ex assessore della giunta Moratti e figlio dell'ex sindaco socialista Paolo Pillitteri, assente per ragioni di salute, è tagliente: «Craxi non ha bisogno di nessuna via in una città in cui ogni volta si apre un dibattito su di lui. Mio padre Paolo, che è anche regista, come contributo al convegno ha mandato un video in cui riprende la nascita delle mense universitarie volute dall'allora assessore all'Economato Bettino Craxi».

Carlo Tognoli racconta quell'invenzione: «La refezione scolastica nel dopoguerra era mensa per i poveri. Craxi la fa diventare il ristorante per tutti gli studenti delle scuole elementari e cambia arredo: fa introdurre colori vivaci, dipinti, diventa un piccolo ristorante per i giovani. È fatta a cura del Comune e c'era un'ottima cucina. Era aperta ma si pagava, andavano le famiglie che avevano bisogno di tenerli a scuola perché lavoravano». Che direbbe oggi dell'immigrazione? «Difficile dirlo, perché era una figura complessa, ma Bettino era molto tollerante, più verso gli immigrati che verso gli extraparlamentari.

È sempre stato molto disponibile verso chi ha bisogno».

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