Cronaca locale

Il giallo del prof fatto a pezzi I due amici: «Non c'entriamo»

Grassi e Civardi sono accusati di aver ucciso il docente di filosofia Gli avvocati: «Se c'è un cadavere non è detto ci sia anche un omicidio»

«Se c'è un cadavere non è detto che ci sia anche un omicidio». Ore 11.55 di ieri. L'avvocato Alessandro Stampais è appena stato in carcere a Piacenza a visitare Paolo Grassi, 31 anni, accusato insieme all'amico 29enne Gianluca Civardi di aver ucciso e fatto a pezzi giovedì a Milano l'ex docente universitario di filosofia Adriano Manesco. Grassi stamattina, insieme al presunto complice difeso dagli avvocati Andrea Bazzani del foro piacentino e Francesca Cotani di Milano, si presenterà davanti al gip Elena Stoppini per l'udienza di convalida dell'arresto per omicidio e occultamento di cadavere. Civardi davanti al pm della Procura di Piacenza Alessandro Colonna ha spiegato che nel delitto sarebbe coinvolto un fantomatico terzo personaggio dalla pelle scura che, dopo avergli fatto bere una bevanda, ha accoltellato il prof quindi, con il cadavere già a pezzi nel trolley, gli ha chiesto di aiutarlo a chiudere il «valigione» sedendocisi sopra. Grassi si è avvalso invece della facoltà di non rispondere.

«Quello che ci tengo è che emerga l'assoluta eterosessualità del mio assistito - dice subito l'avvocato Stampais -, che nega ogni responsabilità nel delitto del professore, conosciuto casualmente insieme a un altro amico (che non è Civardi) circa tre anni fa in un ristorante. Sulle tendenze e sulle devianze sessuali del professore credo ormai non ci siano dubbi, ma Grassi sostiene che non ci sono mai stati rapporti sessuali con l'ex docente. Sulle avance ricevute dal mio cliente da parte del prof, invece, preferisco al momento non addentrarmi».

«Si sono frequentati sì - continua il difensore di Grassi -. Il prof in pensione era una persona disponibile a fare amicizia, molto affabile, ma niente di più. Anche sul tasto “denaro“ ci tengo a precisare che l'ex docente almeno a Grassi, ma credo anche a Civardi, non ne ha mai dato ne loro gliene hanno mai rubato: il mio assistito è impiegato a tempo indeterminato al convitto piacentino dell'università Cattolica, si occupa degli studenti che vengono da fuori e guadagna bene. Così come non ha bisogno di denaro Civardi, che come tecnico trasfertista specializzato nella manutenzione di macchinari prende un ottimo stipendio proprio per le frequenti trasferte. Inoltre non mi risulta, come ha detto qualcuno, nessun flusso di denaro dal conto di Manesco a quello del mio assistito: Grassi non ha mai fatto estorsioni o ricatti a Manesco».

Si è parlato di rapporti promiscui, però. E non si spiega, comunque come quei due, Grassi e Civardi, possano aver avuto gli abiti pieni di sangue giovedì sera a Piacenza al punto da essere notati e poi arrestati. «Ripeto: se c'è un cadavere non è detto che ci sia anche un omicidio, che debbano esistere per forza degli assassini - sottolinea il difensore di Paolo Grassi -. C'è gente che si eccita anche solo sapendo che c'è qualcuno che la sta guardando, che la osserva mentre si esibisce in atti di autoerotismo.

Chi non ci dice che il professore sia morto proprio durante una pratica estrema e che chi era con lui, davanti a quel cadavere, abbia perso la testa decidendo poi di farlo a pezzi e liberarsene perché non sapeva cosa fare e come giustificare la propria presenza davanti a un cadavere in determinate circostanze?».

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