Cronaca locale

Giannino sposa Napoli e apparecchia per i vip

Covo di milanisti, attori, manager e veline. Desco su cui il presidente Silvio Berlusconi è solito apparecchiare le sue strategie politiche e sportive. Dove Adriano Galliani con i fedelissimi ridisegna le nuove squadre e la Milano bene si ritrova per i compleanni. Dove imprenditori rampanti e banchieri spregiudicati stringono patti e firmano affari. Fortino assediato da paparazzi e giornalisti, regno del pettegolezzo, ma anche buen retiro della solida borghesia.

Riapre Giannino in via Vittor Pisani e diventa Giannino di Fresco e Cimmino . Matrimonio tra Milano e Napoli, tra il ciuccio e il diavolo che troneggiano in una delle sale del locale che se la gioca alla pari (e anzi) con quelli della Roma godona dei politici che tirano notte con le starlette . Torna a illuminarsi dopo poche settimane di pausa e un robusto restyling un'insegna storica di Milano, una di quelle che hanno saputo diventare per la città ben più che un ristorante. Creatura del toscano Giovanni Bindi detto Giannino, venditore di acqua vicino a Pisa arrivato a Milano con la moglie Virginia a vender vino. Aprì una Fiaschetteria toscana nel 1899 allo spirare del secolo. Andò bene anche ai tempi del figlio Cesare perché fagioli, Chianti, trippa e baccalà facevano accorrere in molti fino a quella che, alle spalle di piazza Cinque giornate, allora era periferia e neppure troppo raccomandabile e ben frequentata. E, infatti, nel tempo Giannino mise a tavola Primo Carnera, Italo Balbo, Ava Gardner, Gregory Peck, Ian Fleming, i Duchi di Kent. Fu Stella Michelin nel 1998 con lo chef Davide Oldani. Via Amatore Sciesa e i milanesi bene che andavano a farci il pranzo di matrimonio. Appuntamento fisso per il primo Milan di Silvio Berlusconi, quello degli Invincibili allenati da Fabio Capello che da Giannino festeggiavano gli scudetti.

Poi il passaggio con vista sul Pirellone e i marmi della Stazione Centrale e la firma di Lorenzo Tonetti che ieri insieme ad Antonio Fantini ha battezzato la nuova creatura con la solita folla di vip arrivata per vedere. Ma soprattutto per farsi vedere. Perché da Giannino la storia è sempre quella. Palcoscenico di una Milano a cui il ruolo di dépendance della più nobile movida romana va sempre più stretto. C'erano Alba Parietti ed Adriano Galliani, Ariedo Braida, Ana Laura Ribas, Roberto D'Agostino, Claudio Brachino, Daniela Santanché e nelle teche stanno vicine le maglie di Diego Armando Maradona e Franco Baresi. I numeri 10 e 6 ritirati da Napoli e Milan alla fine della carriera dei due campionissimi. Ma c'è anche la sala della letteratura, racconta Fantini, «dove i versi di Ada Merini per Milano, la città che mi ha accolto e alla quale voglio dimostrare la mia riconoscenza, stanno vicini a Eduardo De Filippo.

Nel menù la tradizione milanese dell'ossobuco, della cotoletta e del riso saltato, ma anche il cervelletto, le mozzarelle partenopee e la pizza gourmet senza lievito, farina macinata sulla pietra e solo prodotti biologici.

E ovviamente dolci Cimmino.

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