Cronaca locale

Il Giappone antico in scena ai «Bagni Misteriosi»

Due performance raccontano la grande magia del «Teatro del Noh» che risale al XIV secolo

Antonio Bozzo

Leggiamo in Wikipedia fidandoci della Rete: «Noh è una forma di teatro sorta in Giappone nel XIV secolo. Poco accessibile, a differenza del kabuki, che ne rappresenta la volgarizzazione. È un teatro caratterizzato dalla lentezza, da una grazia spartana e dall'uso di maschere caratteristiche». Sappiamo, da frequentatori delle pagine di Fosco Maraini e delibatori di motti zen, quanto questo particolare rito teatrale, che ha avuto autori della stessa importanza di Shakespeare (ma di un'altra lontana cultura), parla alla nostra sensibilità di moderni dalle incerte prospettive.

Bene, e ora prepariamoci per le frescure dei Bagni Misteriosi al Franco Parenti, dove domani, dalle ore 19.30, l'antico e sempre attuale Giappone si materializza in tre fasi. Prima la cerimonia del tè, poi, con l'arrivo del tramonto, due performance su un palcoscenico flottante: Neongyoku, durata 25 minuti, e Hagoromo, 60 minuti. Chi pensa di non uscirne vivo (scherziamo) sbaglia. La serata si annuncia di raro interesse, visto che il teatro Noh - nel programma appare come Noh, forse per via del transito dall'inglese - è pochissimo praticato sulle scene italiane. Lo spettacolo è a cura di Change Performing Arts, interpretato da artisti giapponesi, accompagnato da suggestivi suoni di flauto e tamburi. Che cosa raccontano le due performance? La prima ci informa sulla nascita della danza Suruga, quella più lunga racconta di uno spirito disceso sulla terra, più precisamente sulla spiaggia dell'isola di Udo. Siamo di fronte ad antiche leggende, testi che risalgono a poemi dell'XI secolo della nostra era, poi confluiti e arricchiti intorno al 1400, per essere in seguito sistematizzati nel Seicento. Un pescatore ritrova, in una notte illuminata («che fai tu luna in ciel, dimmi che fai», penseremmo noi, memori del Leopardi), il magico mantello di piume di una dea. È appeso a un ramo, e la dea lo rivuole: senza non può risalire in cielo, tornare nella casa celeste. Il pescatore, poco convinto, discute, vorrebbe tenersi le piume, più belle del più bel pesce colorato; poi cede, restituisce il mantello piumato, ma solo se la dea danzerà per lui, umile uomo che fatica sul mare. L'essere dei mondi azzurri accetta, e potrà tornare così in alto, scomparendo alla vista come una montagna che viene lentamente inghiottita da garze di nebbia d'un Giappone fatato. A interpretare la dea, Kazufusa Hosho, nato a Tokyo nel 1986, 20simo Gran Maestro di Teatro Noh della Famiglia Hosho, una delle 5 scuole fondate a Nara nel XIV secolo. Il Maestro si è esibito in Vaticano e al Teatro Olimpico di Vicenza. Per la prima volta, sulla piscina del Parenti presenta in Italia lo spettacolo come si usa a Kyoto: mentre il buio uccide il giorno, a illuminare la scena sono i fuochi dei bracieri, che divorano profumato legno di pino.

Magia si aggiunge a magia: anche questa è Milano, in una sera di prima estate.

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