Cronaca locale

Il giro del mondo in 600 whisky? È tutto a Milano

Abitassimo a Parigi, domani festeggeremmo al Brklyn, con accompagnamento di formaggi. Fossimo finlandesi, l'appuntamento sarebbe a Salo, teatro del tradizionale torneo di golf con degustazione annessa. Ma potremmo ritrovarci tutti anche a Hong Kong, in Wisconsin, a Cracovia o a Mildura, Australia. Domani è la giornata mondiale del whisky, un pianeta unito dall'uisge beatha, ovvero «acqua di vita». E va da sé che anche a Milano nessuno abbia voglia di rimanere indietro.

Per questo i ragazzi del Milano Whisky Festival hanno fatto coincidere l'ormai annuale Whisky Day dell'Hotel Marriott, giunto alla terza edizione, con i festeggiamenti internazionali per il distillato di malto. Il cui viaggio è partito secoli fa dalle colline della Scozia per conquistare ogni bar e ogni palato nei cinque continenti, in attesa di distillare in Antartide.

Ed è un vero e proprio viaggio anche quello che i visitatori del Whisky Day potranno fare domani, dalle 15 alle 24. Una crociera senza muoversi da via Washington. Il biglietto per il giro del mondo in 600 malti è gratuito, 5 euro per il bicchiere che è un passepartout, poi si paga solo quello che si consuma. Si sale a bordo, si cambiano i gettoni e poi ci si lascia trasportare dalla curiosità e dalla competenza. Comandanti della nave e capogita designati i soliti Andrea Giannone e Giuseppe Gervasio Dolci, che ormai da vent'anni si impegnano a far conoscere il nettare scozzese e i suoi epigoni in serate di degustazione a Milano e dintorni. E che in anticipo suggeriscono qualche chicca «esotica» da provare.

Già, perché mai come quest'anno il Whisky Day sarà senza confini. Certo, le cinque zone di produzione dello scotch (Highlands, Speyside, Lowlands, Islay e Campbeltown, oggetto anche di un seminario) saranno ottimamente rappresentate e in tanti sono pronti a spiegare le differenze tra un Glenfarclas in botti ex sherry e un finissimo Glenmorangie. Certo, rimane l'angolo della mixology e quello degli spuntini di qualità. Ma vuoi mettere la curiosità di assaggiare «Omar» e «Old Bear», «Rebel Yell» e «Raj Igala»?

Piano, prima di cercare con Google occorre fare due chiacchiere con chi ne capisce, e al Whisky Day saranno tanti. Vi spiegheranno come ogni Paese produttore abbia il suo stile di distillazione, indissolubilmente legato al clima e alla storia. Così - nella masterclass «Whisky World Tour» in programma domani alle 18.30 - si scoprirà che l'alta escursione termica permette ai malti di Taiwan come Omar e i pluripremiati Kavalan di maturare molto prima, diventando densi e pronti già dopo tre anni. Mentre facendo due chiacchiere coi responsabili di Nikka si può imparare la storia del whisky giapponese, importato da Masataka Taketsuru negli anni '20 e ormai unico vero rivale degli scotch in termini di raffinatezza e genuinità.

Il resto è terreno fertile per la fantasia e la gola. Si va dai bourbon americani tutti vaniglia e spezie al Penderyn, l'ultima distilleria gallese, che invecchia i suoi malti in botti ex madeira. Si passa dagli eccentrici esperimenti di Amrut, produttore indiano che gioca con legni e barili, ai triple-distilled irlandesi, fino ai Langatun, i single malt svizzeri amici degli animali: il «Vecchio orso» è torbato, il «Vecchio cervo» fruttato, la «Vecchia aquila» è un single cask e così via.

Perché il bello del Whisky Day è sempre la scoperta, provare gusti nuovi, ascoltare le storie dai protagonisti. Per poi decidere - ça va sans dire - che quello scozzese è sempre il più magico di tutti.

MZuc

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