Cronaca locale

«Giro di vite» al Piermarini In scena la ghost-story di Britten

Il 14 nuova produzione con un'opera in lingua originale

Piera Anna Franini

Per un mese, fino al 25 settembre, buona parte dei complessi artistici della Scala sono in viaggio nel mondo d'Oriente, anche estremo, per inscenare 29 spettacoli. Milano esporta così opere, concerti, balletti, titoli che rappresentano al meglio la tradizione scaligera: in testa il Requiem di Verdi diretto da Riccardo Chailly al Bolshoi di Mosca. Nel frattempo, il teatro milanese continua a produrre musica. Offre e offrirà ospitalità a complessi non scaligeri, dalla Verdi di Milano, alla London Symphony e ai complessi del Regio di Torino. Gioca la carta del Flauto magico con i ragazzi dell'Accademia diretti da un maestro della regia come Peter Stein. Ed ora, dal 14 settembre, presenta un fior di opera, dall'organico minuto, 13 musicisti in tutto. E con essa, fa debuttare un regista e un cantante stellare, il cantante per la verità già alla Scala ma non in un'opera. Alludiamo a «The Turn of the Screw» di Benjamin Britten, per la regia del danese Kasper Holten, e con il tenore Ian Bostridge nel ruolo del malefico e perverso di Peter Quint. «The Turn of the Screw» (Giro di Vite) arriva per la prima volta al Piermarini in lingua originale, quella di James Joyce: è dalla sua ghost story che Myfawny Piper trasse il libretto. Dirige l'orchestra Christoph Eschenbach. Grande attesa per Bostridge, la punta di un cast che vede Miah Persson nel ruolo dell'Istitutrice , Jennifer Johnston (l'abbiamo già ascoltata in CO2) in quello di Mrs. Grose ed Allison Cook in quello di Miss Jessel. Le voci bianche saranno di Louise Moseley nella parte di Flora, e di Sebastian Exall e Lucas Pinto nella parte di Miles. La regia è del danese Kasper Holten, direttore artistico del Covent Garden di Londra, vale a dire il teatro con cui la Scala ha coprodotto questo titolo di Britten. Giro di vite, commissionata e battezzata dalla Biennale di Venezia nel 1954 pare fatta su misura per Bostridge che alla seconda riga del suo CV spiega che la musica è uno degli interessi, poiché allo stesso tempo è intrigato dalla storia e filosofia e poi dalle arti magiche. Scrisse pure un testo sulle arti magiche seicentesche e le loro trasformazioni. Nell'opera di Britten, effettivamente, aspetti sinistri ed ambigui si intrecciano con elementi magici e incantatori. Vi sono fantasmi, due bimbi difficili da decifrare soprattutto quando si scopre che sono in connessione con i due spettri che s'aggirano - o sono allucinazioni dell'istitutrice? Sorge il dubbio - per la tenuta inglese. Una storia che è centrata sul tema della perdita dell'innocenza. Sono relazioni ambigue, non precisate nel racconto di James ma che nell'opera assumono connotazioni erotiche. Da vedere come le tradurrà il regista Holten.

Tanta curiosità.

Commenti