Cronaca locale

Gori corre ma non brilla Per il Pd partenza in salita

Dem nascosti, Mdp assenti. Nessuno cita Renzi Si punta tutto sul candidato, che però fatica

Gori corre ma non brilla Per il Pd partenza in salita

Una gara tutta in salita. Dopo 22 anni di opposizione, il centrosinistra prova un'altra volta a scalare il Pirellone. Stavolta l'uomo della volata si chiama Giorgio Gori e il Pd giura che sia l'uomo giusto per tagliare il traguardo. «Come lui nessuno mai» assicurano. Eppure, dopo il prologo di ieri all'auditorium dell'orchestra Verdi, l'impresa appare ancora più ardua del previsto. È una partenza difficile quella del sindaco di Bergamo. E lo si capisce subito quando in largo Mahler arriva il sindaco di Milano, in veste di sostenitore. «Sappiamo da che parte tira l'aria - ammette Beppe Sala - ma è il momento di mostrare il volto della sinistra che sa governare». Quando apre la convention, poi, ribadirà il concetto. Dice «al di là del risultato» e sottintende che una vittoria non è facile. Questo, d'altra parte, lo conferma lo stato della sinistra, che si dibatte fra la bonaccia della crisi elettorale e la tempesta delle divisioni. È un campo minato la politica, e si vede. Il Pd promuove questa manifestazione che apre la campagna elettorale per le Regionali, ma si nasconde, almeno fino all'intervento del segretario regionale Alessandro Alfieri, che fra orgoglio e sfogo rivendica l'appartenenza di Gori al suo partito. Gli scissionisti di Mdp non ci sono, studiano una corsa da avversari. I Radicali vengono citati. L'ex sindaco Giuliano Pisapia prende la parola. Il suo Campo progressista vorrebbe costruire un ponte fra i Democratici e il resto della sinistra, schierando gli ex Sel e Bruno Tabacci (ex dc ed ex assessore milanese). Pisapia viene molto applaudito, così come l'altro pontiere in sala, Piero Fassino. Applauditissima l'evocazione di Romano Prodi. Il popolo del centrosinistra vuole unità, acclama l'unità, ma quando si entra nel merito delle scelte, le lacerazioni bruciano. I primi oratori consegnano puntualmente il compito costruendo l'immagine del «Giorgio» innovatore, uomo di squadra, leader autorevole e non autoritario. Un comprensibile «santino» come ammette autoironica la vicesindaco Anna Scavuzzo in veste di presentatrice. Ma nessuno pronuncia la parola sinistra, non c'è una sola bandiera di partito. Si punta tutto sul candidato e sul «progetto»: non c'è altra scelta, perché se si ragiona di politica cala il gelo. Si avverte quando Scavuzzo (stavolta senza apparente ironia) per parlare della «Lombardia profonda», quella di cui «si deve ascoltare la pancia», chiama Gad Lerner, e il giornalista pisapiano sottolinea a titolo di merito che Gori «non si è fatto ingabbiare nel ruolo di spin doctor del renzismo», e aggiunge che se Gori fosse rimasto il renzismo «ci avrebbe guadagnato». Qualche isolato applauso, per il resto imbarazzo. Nessuno lo nomina il segretario Pd Matteo Renzi. Nessuno lo cita nel corso dell'intero pomeriggio. E nessuno, fino a Gori, cita volentieri l'autonomia e il 22 ottobre, giorno in cui il Pd e il candidato stavano su due fronti diversi. Il partito tifava contro il referendum mentre Gori, già candidato, ha cercato di mettersi in sintonia con la Lombardia profonda. Il tema è quello, lo ripetono tutti: conquistare quella Lombardia che da sempre guarda al centrodestra. E Gori ci prova a rassicurare l'elettorato profondo guardando a sinistra. Sull'immigrazione per esempio, ci prova.

«È un riformista lombardo» commenta soddisfatto il presidente del Municipio 8 Simone Zambelli. «Le premesse per un campo largo ci sono, mi auguro che non si sprechi un'occasione». Ma il discorso di Gori è troppo lungo, a tratti faticoso, gli portano un bicchiere. Il candidato si presenta bene ma non trascina i suoi come speravano nel Pd. La vera «star» del giorno, il più efficace fra tutti, è Piero Bassetti, imprenditore ed ex presidente della Regione, classe 1928, presentato come un padre della patria lombarda, che ammonisce: «In Lombardia c'è una tranquilla conservazione che non va aggredita ma catturata e convinta al nuovo». «Operazione difficile» ammette.

Commenti