Cronaca locale

Il gran giorno di Bono a Expo: centomila in delirio

Il cantante in visita all'Esposizione Universale paralizza il decumano per parlare di fame nel mondo e di rifugiati

Il gran giorno di Bono a Expo: centomila in delirio

«All i want is you...». Ed erano in decine di migliaia a dirlo e pensarlo ieri davanti al padiglione dell'Irlanda sul Decumano dell'Expo. «Tutto ciò che voglio sei tu...» come in uno dei successi di sempre degli U2, scritto su uno striscione davanti a una ressa di persone in attesa di una rockstar che ormai, forse, non è più una rockstar ma che in tutti questi anni è diventato molto, molto di più. Bono Vox è un'icona che galleggia tra un paio di generazioni.

É ambasciatore di molte battaglie sociali e di solidarietà, è una star che mette la sua immagine a disposizione di giuste campagne e da ieri, per il ministro Maurizio Martina è anche la «pietra miliare» dell'Expo. Forse un po' troppo. Ma tant'è: «Noi qui cerchiamo di parlare di diritto al cibo e lo facciamo con l'impegno di istituzioni, governi, associazioni, singoli cittadini- ha detto Martina- Questo è il messaggio...».

Da un ministro dell'agricoltura a un altro e l'entusiamo è rimasto alto: «Portare Bono all'Expo- ha spiegato forse esagerando un po' il ministro ministro dell'agricoltura irlandese Simon Coveney- è un pò come come portare il Papa. Tutti vogliono vederlo, parlargli, fare una foto con lui». E se il leader degli U2 è arrivato a Milano tra i pafiglioni dell'Esposizione il merito è un po' anche suo, di Coveney, che ha organizzato insieme all'Italia l'incontro sulla lotta alla fame all'esposizione universale. «It begins with me. How the world can end hunger in our lifetimè» l'evento per il sostenere le iniziative del World food programme. «L'ho chiamato sei settimane fa - ha spiegato il ministro - e lui ha detto subito sì. È una persona molto impegnata su temi come fame e Aids e povertà e vuole usare la sua popolarità per mettere pressione per avere risorse dai diversi Paesi». Un delirio collettivo.

Per seguire l'evento con Matteo Renzi, con cui il leader degli U2 ha avuto prima un incontro a porte chiuse, sono arrivate almeno centomila persone, assiepate lungo le transenne dell'Expo Centre e davanti a un megaschermo allestito lungo il Decumano. Ma non c'era solo il premier. C'erano il suo ministro alle riforme Elena Boschi, c'erano il prefetto milanese Francesco Paolo Tronca e, a fare gli onori di casa, il commissario unico Giueseppe Sala. «Fate sentire la vostra voce per Bono» ha detto alla folla Ertharin Cousin, la direttrice del World Food Programme che si è trasformata in una sorta di cheerleader del cantante degli U2. Pi ha citato Gandhi dicendo che un pezzo di pane è un pezzo di Dio. «Noi sappiamo che senza quel pezzo di pane non si può avere la pace - ha spiegato- E sono contenta che Bono sia qui perchè come risultato ci siete anche voi e abbiamo bisogno della vostra voce». E la Voce degli U2 ha ringraziato: «Io sono solo una rockstar, lei è un'eroe del nostro tempo...». Poi ha lanciato un appello affinchè gli immigrati non siano più chiamati così.

Bisogna usare i termini giusti per non creare malintesi: «È importante capire una cosa- ha detto- non dobbiamo più usare la parola migrante, perchè il vero status di queste persone è rifugiati: non lasciano le prorpie case perchè vogliono vivere in Italia o Irlanda, ma perchè non possono vivere nelle loro case».

Commenti