Cronaca locale

I bocconiani? Tutti pazzi per la Bonino Piace al 23%

Diana Alfieri

Se tutta l'Italia fosse come l'Università Bocconi, Matteo Renzi potrebbe davvero stare sereno. Come unico grattacapo, il segretario del Pd avrebbe al massimo da fare i conti con la concorrenza di una propria alleata: Emma Bonino, l'ex leader radicale che ora sta alla testa della lista «Più Europa», e che tra i futuri manager dell'ateneo di via Sarfatti incassa suffragi quasi dieci volte maggiori di quelli accreditati dalle previsioni a livello nazionale.

È una ricerca dai risultati interessanti, il sondaggio realizzato dal giornalino dei bocconiani, «Tra i leoni», sulle intenzioni di voto degli studenti per le elezioni del 4 marzo. Si scopre, dati alla mano, quanto già si sospettava: che a tifare per il centrosinistra sono ormai soprattutto i «figli di papà», i rampolli di famiglie con redditi a otto e nove zeri che si preparano a un futuro da manager. Nel mondo dorato dei corsi di economia aziendale e di finanza, le promesse di Renzi fanno ancora breccia. Su 766 studenti interpellati dal giornalino, le intenzioni di voto per il Pd sono state 219, pari al 32 per cento: roba per cui Renzi farebbe le capriole. Ma a segnare la distanza tra il paese reale e l'umore dei bocconiani è il clamoroso successo della lista della Bonino: un rassemblement dai connotati incerti, destinato secondo i sondaggisti nazionali a scavallare a fatica il 3 per cento, e che invece in via Sarfatti ha portato a casa 155 voti, oltre il 23 per cento. Il fascino del radical-chic, evidentemente, è duro a morire.

Al terzo posto Forza Italia, all'11 per cento.

Mentre il presunto ciclone del Movimento 5 Stelle, tra i bocconiani si ferma a un misero 3,57. E che dire di quel 7,28 per cento che - tra un master a Harvard e una sciata a Sankt Moritz - dice di volere votare per Liberi & Uguali?

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