Cronaca locale

"I Daspo di Minniti contro gli abusivi? Solo sindaci Fi li usano"

L'azzurra in corsa per la Regione: "Italiani discriminati al contrario dalle politiche Pd"

"I Daspo di Minniti contro gli abusivi? Solo sindaci Fi li usano"

A 23 anni è stata eletta nel consiglio di Zona 2. Dopo 10 anni di militanza sul territorio ha chiesto di fare un passo avanti e per tutti è diventata la «rottamatrice». Ma Silvia Sardone non ha mollato. Nel 2016 è entrata in consiglio comunale con 2.300 preferenze e oggi, 34 anni, punta alla Regione con Forza Italia.

Quali richieste le stanno facendo più spesso i milanesi?

«In questo momento la sinistra sta parlando del pericolo fascista come se fosse la priorità del Paese. A me milanesi e non milanesi chiedono soprattutto risposte sul tema dell'immigrazione, della sicurezza o del lavoro. Il Pd è lontano dalla realtà».

Alla kermesse di Forza Italia giorni fa ha citato il modello Sesto San Giovanni, riconquistata 8 mesi fa dal candidato del centrodestra Roberto Di Stefano (suo compagno, ndr.). Quali sono le differenze tra lui e un sindaco di sinistra come Beppe Sala?

«Basta un esempio. A Sesto sono già stati superati i duecento allontanamenti urbani, quelli che vengono chiamati Daspo. È lo strumento che Marco Minniti, ministro degli Interni Pd, ha assegnato ai sindaci per contrastare venditori abusivi, persone che bivaccano e che non consentono ai cittadini di godere tranquillimente degli spazi pubblici. Peccato che i sindaci di Forza Italia lo utilizzano e quelli del Pd no».

Mi fa altri due esempi?

«A Natale il sindaco di Sesto ha portato i presepi in tutte le scuole, per difendere le nostre tradizioni. E nella prima seduta ha bloccato la maxi moschea avvallata dall'ex giunta del Pd. A Milano non sono ancora riusciti a realizzarne una ma tollerano anche quelle abusive».

La Costituzione difende il diritto di culto.

«Anche noi, ma serve una legge che fissi le regole per costruire una moschea: vogliamo un elenco degli imam, trasparenza sulla provenienza dei fondi».

Quali progetti ha in mente per le famiglie lombarde?

«Io sono mamma di due bimbi quindi vivo quotidianamente le difficoltà di una famiglia normale. La politica dei bonus, penso al Bonus bebè decantato dal Comune di Milano, non ha aiutato, è stato un pannicello caldo. Le famiglie hanno bisogno di misure strutturali, la nuova legge regionale sull'assegnazione delle case popolari ad esempio prevede una quota a parte di alloggi ai nuclei di nuova generazione, si sta facendo la sperimentazione in alcuni Comuni. Anche sul tema dei servizi scolastici andrebbe fatto un passo avanti sul modello francese, qui si fa ancora troppa fatica a conciliare figli e lavoro».

L'assessore Pd Majorino ha lanciato diversi fondi per le famiglie bisognose, non bastano?

«Il 70% sono andati a famiglie straniere, se gli immigrati sono l'8%, vuol dire che si sta praticando una discriminazione al contrario. Vengo dal mondo del volontariato, ma non è un insulto dire prima gli italiani.

Famiglie che vivono qui e versano le tasse da anni hanno diritto in un momento di crisi a ricevere supporto».

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