Cronaca locale

I disegni di Mezzanotte, l'architetto che amava i paesaggi

A San Celso il volto inedito del progettista della Borsa. Incisioni e vedute cittadine

I disegni di Mezzanotte, l'architetto che amava i paesaggi

«Entrai al Politecnico, intendendo applicarmi all'architettura, ma i saggi che vedevo della scuola di Boito mi sembravano così gelidi e gretti...». Così scriveva Paolo Mezzanotte, architetto milanese sui generis protagonista della trasformazione cittadina durante il Ventennio e noto ai più per il progetto e l'edificazione del Palazzo della Borsa in piazza Affari. Personalità eclettica animata da profonda cultura umanistica, il giovane Mezzanotte preferì la più radicale scelta degli studi di Ingegneria civile pur di coltivare la sua altra grande passione: quella della pittura e del disegno che lo portò anche a frequentare per un anno l'Accademia di Brera. A quest'anima nascosta del celebre progettista viene per la prima volta riservato un grande omaggio, ovvero una mostra che raccoglie l'intensa produzione grafica e artistica legata a doppio filo con una città che amava, osservava, e viveva mondanamente e culturalmente. La mostra, realizzata in collaborazione con la Civica Raccolta di Stampe «A. Bertarelli» del Castello Sforzesco, viene presentata allo Spazio san Celso, nuovo luogo milanese dedicato alla cultura. Una scelta non casuale giacchè la basilica di San Celso di corso Italia, luogo di leggende scaramantiche per le spose in cerca di felicità, era uno degli edifici sacri più cari all'architetto durante i suoi itinerari contemplativi. L'esposizione, che sarà inaugurata il 17 maggio, mette in luce il profondo amore che Mezzanotte aveva per la sua città; non soltanto per le architetture, ma per i giardini, i mestieri e le tradizioni meneghine. Sentimento che si tradusse in un'intensa produzione di schizzi, disegni, incisioni e «graffiti» che raccontano di una città in perenne oscillazione tra ansia di modernità e difesa dell'identità culturale. Il suo sguardo, ben tradotto nel volume realizzato nel 1948 dal titolo Milano nell'arte e nella storia, fu ambivalente nella volontà di protagonismo durante il fervore edilizio tra le due guerre e al contempo nell'idiosincrasia verso le etichette ideologiche. Interventista della prima ora per personale convinzione, Mezzanotte partecipò attivamente alla rivoluzione razionalista del Ventennio che vide sorgere imponenti edifici pubblici e privati: come l'Arengario di piazza Duomo, la sede della Triennale, il Palazzo di Giustizia ricco di affreschi e bassorilievi, il Nuovo Ospedale Maggiore, il Palazzo dei sindacati fascisti, il Velodromo e il suo palazzo della Borsa.

Ma la visione dell'arte era, per l'ingegnere architetto, un'oasi romantica da cui non si distaccò mai e che lo tenne lontano dal fenomeno delle «correnti», prima tra tutti l'imperante Futurismo o il neoclassicismo di Novecento.

Un'attività soprattutto grafica, la sua, che gli valse la partecipazione ad alcune Biennali, a Venezia dal 1920 al 1932, a Roma nel 1921 e nel 1923.

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