Cronaca locale

I genitori di Domenico: «Indagate su sei compagni»

La famiglia di Maurantonio contro la richiesta di archiviazione dell'indagine fatta dai pm

Cristina Bassi

Sono trascorsi quasi due anni dalla morte di Domenico Maurantonio, lo studente padovano precipitato dal quinto piano di un hotel durante una gita a Expo. Ieri davanti al gip Paolo Guidi il nuovo appello dei genitori del 19enne. Attraverso il loro avvocato, Eraldo Stefani, hanno chiesto che l'indagine non venga archiviata. E soprattutto hanno indicato nella loro istanza sei compagni di scuola di Domenico come presunti responsabili di quello che accadde il 10 maggio 2015 all'Hotel Da Vinci di Bruzzano.

I genitori di Maurantonio erano presenti all'udienza. Davanti al gip, anche i pm Alberto Nobili e Giancarla Serafini che hanno coordinato l'inchiesta. La Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti per l'ipotesi di omicidio colposo. I pm anche ieri hanno ribadito la propria richiesta di archiviazione, dopo le lunghe indagini e dopo aver affidato una perizia tecnica a tre esperti. Sono convinti che Domenico sia morto per un tragico incidente. Sarebbe stato solo in quel corridoio dopo aver bevuto molto, si sarebbe sporto troppo e sarebbe caduto forse per un capogiro. Mentre la famiglia ha appunto presentato istanza di opposizione. La loro idea, esposta in una corposissima consulenza di parte, è invece che il ragazzo quella sera si trovasse in compagnia di altri studenti. Che qualcuno lo abbia sollevato forse per gioco e tenuto appeso per le gambe a testa in giù fuori dalla finestra. Da qui la fatale caduta. Il gip Guidi dovrebbe prendere una decisione nelle prossime settimane, probabilmente dopo Pasqua. Sono tre le strade che potrà prendere: disporre l'archiviazione, ordinare nuove indagini oppure decidere l'imputazione coatta di una o più persone.

Due sono gli elementi su cui la famiglia, attraverso il legale, ha insistito. Una traccia di Dna trovata sul palmo della mano destra della vittima. Il profilo genetico appartiene a un «soggetto ignoto» e i genitori del ragazzo morto chiedono che venga comparato con le persone presenti nell'hotel quella sera. Poi l'impronta della mano di Domenico sul muro sotto il davanzale, in un segno simile a una strusciata. Segno, sostiene l'avvocato dei genitori, che il giovane si è aggrappato mentre lo tenevano appeso per le caviglie. Ma potrebbe essere stato allo stesso modo, fanno notare gli inquirenti, l'estremo tentativo di non precipitare al suolo dopo aver perso l'equilibrio. Il Dna di qualcuno sulla mano della vittima infine sarebbe considerato da chi ha indagato un elemento ininfluente al fine di indicare un eventuale colpevole. Sarebbe potuto finire lì in occasione di contatti del tutto normali.

«La verità - spiega l'avvocato Stefani - è l'obiettivo comune, nostro e della Procura. Per questo vogliamo essere ottimisti. Da parte nostra abbiamo svolto indagini molto estese e sollevato numerosi elementi importanti. In diversi punti tra l'altro la ricostruzione dei nostri consulenti e quella della polizia coincidono. Per la famiglia, la morte di Domenico non è stato un incidente. I suoi genitori sono provati da un immenso dolore.

Ma sono anche forti e chiedono che l'autorità giudiziaria dica loro perché il figlio è morto a Milano».

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