Cronaca locale

I kebabbari invadono la città. E l'Europa allarga le maglie

L'Europarlamento dice no al divieto degli additivi mentre i centri lombardi si riempiono di locali etnici

I kebabbari invadono la città. E l'Europa allarga le maglie

Milano viene invasa da ristoranti etnici, locali gestiti da stranieri e «take away», e intanto il Parlamento europeo decide di non restringere le maglie sulla produzione di kebab. La coincidenza suona inquietante per molti di coloro che hanno a cuore la salvaguardia delle tipicità alimentari e la qualità del cibo, sempre più spesso consumato per strada, secondo le statistiche.

Il caso più eclatante è quello del tipico piatto turco, secondo Tripadvisor venduto in circa 850 locali o ristoranti a Milano. È dal gruppo azzurro all'Europarlamento che arriva l'sos. In particolare dal deputato milanese Stefano Maullu: «Mentre l'Unesco premia i prodotti italiani come eccellenze assolute sotto tutti i punti di vista - dice - l'ondata di offerta di cucina etnica e in particolare di kebab cresce sempre di più, per cui è assolutamente necessario verificare il rispetto di ogni regola e l'osservanza di tutti quei principi di tutela della qualità e della salute che nei prodotti italiani sono fondamentali». Secondo i dati della Camera di Commercio di Milano (2016) studiati nel gruppo di Fi, le imprese gestite da stranieri e attive a Milano pesano ormai per il 39% sul settore della ristorazione. E con circa 2.800 imprese a fronte delle 4.447 aziende totali che riconducibili a imprenditori italiani, Milano è senza dubbio la città italiana che attira il maggior numero di stranieri disposti a investire nel campo della ristorazione. Per il dato regionale: in Lombardia si contano circa 6mila imprese straniere tra ristoranti e asporto. La metà circa, come detto, nel capoluogo. Seguono Brescia con 690 attività, Bergamo con 465 e Monza e Brianza con 410. E mentre il fenomeno kebab invade Milano e il Nord-Italia, è nella potente (anche politicamente) Germania che risulta particolarmente importante come giro d'affari economico e occupazionale.

Maullu ha votato contro, ma come detto l'assemblea plenaria di Strasburgo ha approvato la proposta della Commissione che consente l'uso dei fosfati nei «cilindri di carne da spiedo». Respinta invece la proposta di modifica della commissione Salute dell'Europarlamento, diretta a vietare i fosfati contenuti nella carne congelata. Sul fenomeno ad oggi non esistono evidenze scientifiche univoche. In commissione Ambiente è stata citata una ricerca del 2012 che stabilirebbe potenziali collegamenti tra additivi e rischio cardiovascolare. L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha affermato che non è possibile attribuire questo rischio agli additivi del fosfato e si è impegnata a rivalutare la questione entro il 31 dicembre 2018. «Non si tratta di fare allarmismo - spiega Maullu - questo lo lasciamo ad altri. Ad oggi non sembrano esistere certezze scientifiche granitiche: non è dimostrato che gli additivi fosfati nella carne congelata utilizzata per il kebab facciano male alla salute, così come non è dimostrato il contrario».

Il punto è la qualità e la tipicità di ciò che si mangia a Milano: «Il dovere di chi rappresenta l'Italia in Europa è - spiega - e sarà sempre quello di difendere le filiere produttive italiane, che quanto a osservanza delle regole e ricerca della qualità non hanno eguali al mondo e vanno supportate con ogni mezzo nei confronti di contesti produttivi nei quali invece gli stessi principi non sono assolutamente scontati».

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