Cronaca locale

I negozianti di San Babila: «Ora basta»

Alcuni esercizi hanno chiuso, altri licenziano. «Abbiamo scritto a Sala, inutilmente»

Mimmo di Marzio

«In dieci mesi si sta distruggendo l'onesto lavoro di decenni, ma la pazienza dei cittadini ha un limite». I negozianti di San Babila sono sul piede di guerra. Un cantiere abbandonato, il degrado e la sporcizia hanno inferto un colpo ferale all'attività di esercenti storici e di prestigio che in un anno hanno perso quasi la metà della clientela. Colpa non soltanto della concentrazione di cantieri - quello dell'autosilo di via Borgogna e quello della Linea 4 della metropolitana - ma anche degli accampamenti di senzatetto davanti alle vetrine che non contribuiscono a rendere gradevole il già difficoltoso passaggio. E allora al degrado ha fatto seguito la débâcle degli affari, al punto che già due negozi hanno chiuso bottega e trasferito l'attività altrove: uno è la concessionaria automobilistica Tesla che ha preferito piazza Gae Aulenti, l'altro è il bar gelateria Sandrino che da via Borgogna emigrerà in piazza Duca d'Aosta.

Chi non chiude, piange sui conti e in alcuni casi è costretto a ridurre il personale, come nel caso dello storico bar Gin Rosa attivo a Milano dal 1930. «Siamo stati costretti a tagliare per far fronte al crollo degli affari» dice il titolare Francesco De Luca. «Il Comune? Anzichè preoccuparsi del disagio che ha causato al quartiere, batte cassa su denari che non gli spettano, come la tassa di occupazione della galleria San Babila che, come ribadisce una sentenza, è privata e non demaniale». Chi ha un diavolo per capello è Sally Monetti, titolare della boutique di moda Eddy Monetti, letteralmente in trappola tra cantieri e sacchi a pelo dei clochard. «Mesi fa abbiamo invano scritto al sindaco per denunciare il disagio (vedi riquadro) a nome di tutti i principali esercenti del quartiere, tra cui la profumeria Mazzolari, la pasticceria Bastianello, il grattacielo Bryan & Barry ed altri». Invano, appunto. «Siamo sempre stati una meta di shopping d'alta gamma per il turismo straniero, al pari dell'adiacente quadrilatero della moda. Nell'ultimo anno, a fronte di canoni d'affitto alle stelle, abbiamo perso il 50 per cento della clientela turistica che non si azzarda ad avventurarsi in un cantiere a cielo aperto e sotto portici ridotti ad orinatoi».

Ma la missiva dei negozianti non ha sortito che vaghe e inevase promesse. «È incredibile il fatto che, pur trovandoci in pieno centro storico, ci sia un cantiere abbandonato e organizzato come se ci trovassimo su uno svincolo dell'autostrada. Avevamo messo delle piante davanti al negozio, ma sono immediatamente diventate pattumiere; basterebbe un minimo di decoro in più sotto i portici e non possiamo certo occuparcene noi, altrimenti rischiamo anche una multa...».

Negli ultimi giorni si è costituito il neocomitato San Babila, che ha in serbo una serie di azioni per far sentire la propria voce a Palazzo Marino.

«C'è un cantiere abbandonato da un anno e molti residenti hanno avvistato anche ratti - tuona il presidente Stefania Orefice, moglie di un noto oncologo milanese - Denunceremo i fatti alle autorità sanitarie e ci batteremo per restituire decoro alla piazza, Palazzo Marino ci dovrà ascoltare».

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