Cronaca locale

Impianti, sponsor e più visibilità I club cercano un fronte comune per non sparire

Nella tavola rotonda al «Giornale» non solo denunce e lamentele. Anche proposte per uscire dalla crisi. «Se Milano è un esempio per l'Italia, deve esserlo anche nello sport»

Luca Talotta

Fare sistema, unire le forze e provare a rilanciare lo sport in una città che spesso snobba chi non vive sotto i riflettori. Lo spunto di riflessione l'ha dato la redazione de Il Giornale, che ha radunato attorno ad un tavolo otto tra le società sportive milanesi più attive e i rappresentanti delle istituzioni politiche comunali e regionali.

Dal cuore di Milano fino all'estrema periferia, dalla redazione del nostro quotidiano ai lembi della città: infrastrutture carenti, mancanza di riconoscimenti, supporti finanziari pubblici e dialogo. I temi al centro del dibattito non sono di certo mancati: «Siamo operativi dal 1945 e quest'anno abbiamo un gruppo di oltre 700 ragazzi - le parole di Giorgio Terruzzi, consigliere della As Rugby Milano - due anni fa abbiamo partecipato ad un bando della Provincia e costruito un campo all'Idroscalo. Costruito con le nostre sole forze. Non chiediamo soldi: l'ideale sarebbe poter avere un ponte con fondazioni e aziende milanesi che, forse, un investimento potrebbero farlo e non sanno che esistiamo». Gli fa eco Renato Benedetti, tesoriere Amatori Union Rugby: «Il nostro gruppo conta circa 550 atleti. Lavoriamo in due strutture, al centro Crespi e in zona Affori, dove paghiamo una cifra allucinante per la Tari. Sarebbe auspicabile avere qualche riduzione o detrazione. Inoltre al fianco del Crespi c'è una superficie inutilizzata da 20 anni, quello che chiediamo è poter parlare di soluzioni per questa struttura».

Il discorso sull'impiantistica viene alimentato anche da Tiziano Terragni, vicepresidente Hockey Milano Rossoblu: «Per noi l'impianto è fondamentale, ma non possiamo avere più di 150 ragazzi perché non ci sono ore ghiaccio sufficienti e i costi sono rilevanti. Se non si sblocca questa situazione è anche difficile parlare di futuro dell'hockey a Milano. Spero che federazione e Coni possano discutere con gli assessorati per poterci dare una mano».

Il Velodromo Vigorelli è un altro dei centri sportivi sotto la lente d'ingrandimento: «Da 37 anni si disputano gare di football - esordisce Marco Mutti, presidente dei Seamen Milano - potenzialmente è una struttura importante; quello che chiediamo è averne la possibilità di utilizzo. Non cerchiamo soldi, anche se altri club della nostra stessa federazione hanno sovvenzioni importanti da enti locali; ma vorremmo un aiuto a 360 gradi e non dimenticare le società che fanno tanto per la comunità». Un pensiero condiviso da Fabio De Paoli, presidente Rhinos Milano: «Siamo continuamente itineranti, alla ricerca di strutture che ci possano ospitare. Sappiamo che ci sono progetti in corso per il Vigorelli, ma anche quest'anno giocheremo fuori città, a Limbiate: il che, essendo noi un club milanese, è scandaloso».

Il discorso legato alla lontananza dalla città accomuna diversi club, uno su tutti quella Powervolley che probabilmente potrà disputare la prossima stagione agonistica nel rinnovato Palalido: «Per rispettare i parametri della Lega volley, siamo obbligati ad avere un palazzetto di almeno 3.000 posti, che a Milano ad oggi non c'è - esordisce il presidente Lucio Fusaro - siamo zingari, ospitati prima a Desio, poi a Castellanza e ora a Busto Arsizio. Ma bisogna porsi una domanda: lo sport è importante per i nostri politici? Perché la passione non basta. E il Palalido? Oggi è ancora importante? Trovo ridicolo dire che sono un club di Milano e giocare a 40 km di distanza».

Alessandro Selmi, presidente Milano Baseball, punta il dito sulla problematica gestione del Kennedy e su aspetti extra sportivi: «Si passa più tempo a parlare di risvolti burocratici che altro. Serve dialogo per semplificare il tutto. Inoltre non possiamo che giocare al Kennedy, in città non esistono altre strutture che possano ospitare il baseball. Finalmente stiamo giungendo alla fine di una situazione complicata che si trascina da oltre dieci anni, ma che non ci trova pienamente soddisfatti. Il campo da softball al suo fianco, ad esempio, è piccolo e non adeguato e di conseguenza giocare a softball a Milano non si può».

Il tema legato alla mancanza di comunicazione tra istituzioni e club è al centro dell'esposizione di Umberto Quintavalle, presidente Milano Quanta, squadra di hockey in line: «Il sindaco Sala ha detto che la grande dinamicità e progettualità di Milano è da esempio per altre città - le sue parole -: un'idea condivisibile eccezion fatta per lo sport, per il quale vedo solo immobilismo. Non capisco la progettualità dell'assessorato di Roberta Guaineri, quali sogni ci propone, con che modalità esecutive. Non c'è dialogo tra pubblico e privato come richiesto dal sindaco, anzi: c'è un principio di conflittualità. Milanosport è elemento di rottura con noi.

Oggi mancano progettualità e risultati, non c'è un atleta milanese emergente a livello nazionale; e non abbiamo nemmeno un palazzetto dello sport degno di questo nome».

Commenti