Cronaca locale

Investe due milioni in banca ma vive in una casa popolare

L'assessore Rabaiotti: c'è chi ha bisogno e chi ci prova. Un terzo degli inquilini estromesso dalle graduatorie

Investe due milioni in banca ma vive in una casa popolare

Milionario, ma nelle case popolari. Il caso è stato raccontato da Gabriele Rabaiotti, assessore comunale alla Casa, durante un incontro organizzato dall'associazione Tra il Dire e il Fare. L'uomo approfittava del sistema da anni, ma è stato beccato e cacciato: gli inquilini degli alloggi Erp infatti sono costretti a autocertificare la propria condizione economica e quando ricevono l'assegnazione vengono sottoposti a verifica. L'aspetto più singolare, ha sottolineato l'assessore, è che non si tratta di un furbetto beccato per caso, ma di una persona che ha dichiarato nell'autocertificazione di «avere due milioni di euro investiti in fondi immobiliari».

Ma non è l'unico che ci prova: secondo Rabaiotti il mondo che gira intorno alle case popolari è formato da «chi ha bisogno» e «chi ci prova». Nel suo intervento l'assessore ha insistito sul tema: «Sui ventimila circa in lista per una casa la divisione è più o meno questa: dopo la verifica, un terzo esce dalla graduatoria perché ha raccontato cose non vere, non palle galattiche però non rispondenti al vero; il secondo terzo scende di posizione perché ha detto la verità, ma non tutta; l'ultimo terzo invece ha i requisiti».

E per rimarcare il concetto Rabaiotti ha sottoposto un altro esempio: «Assegniamo a gennaio in via Pennini al Gallaratese delle case nuove, in prima assegnazione: trenta famiglie, di queste tre ci dicono grazie no, perché era un po' scomodo per il posto in cui lavoravano. C'è un mondo di bisogno e uno che ci prova perché se gli va bene hanno anche la casa popolare». Il dito è dunque puntato contro chi approfitta del sistema che dovrebbe solo servire a aiutare chi si trova in difficoltà: «La permanenza media in questo settore è di 37 anni: è come se uno facesse un giro sulla linea 91 e se la portasse a casa perché si è trovato bene, dopo i primi dodici non ci sono più autobus per nessuno».

L'approccio di Rabaiotti non nega però le mancanze del Comune: «Siamo troppo lenti ad assegnare ha ammesso per questo stiamo riservando degli appartamenti fuori dalle quote case popolari perché le regole sono troppo rigide: chi resta per strada ha bisogno di risposte immediate, non di aspettare sei mesi o otto mesi».

E il problema delle case popolari secondo il presidente di Aler Mario Angelo Sala, anche lui presente all'incontro organizzato da Andrea Martignano e Gianmarco Senna, è proprio la città: «Il problema è Milano ha affermato perché su 3300 appartamenti occupati abusivamente oltre 3000 sono nella città». Ma la riorganizzazione dell'azienda è partita il 15 settembre, in sintesi piccole Aler che controllano 10-12mila appartamenti ciascuna, anche se il funzionamento al cento per cento si aspetta «per fine 2018».

E la collaborazione tra Comune e Aler sembra sia incentrata sugli obbiettivi da raggiungere senza troppi contrasti politici e scaricabarile, ha chiosato Sala.

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