Cronaca locale

"Io, l'unico al mondo ho vinto la coppa con il Milan e l'Inter"

L'ex difensore Saul Malatrasi e il derby spagnolo che stasera assegnerà il trofeo: "Simeone sembra Mazzone, per lui forse è la volta buona. Milanesi fuori? Le crisi passano"

"Io, l'unico al mondo ho vinto la coppa con il Milan e l'Inter"

Nessuno al mondo è come lui, la sintesi dell'impossibile, l'unione degli opposti. Saul Malatrasi è l'unico uomo del pianeta ad aver vinto la Coppa dei campioni con due squadre della stessa città, l'Inter di Herrera e il Milan di Rocco. E nessuno come lui, simbolo della Milano che vince, può parlare del derby madrileno di San Siro. Con l'orgoglio dei giusti, ma anche con un filo di malinconia.

Saul, ma il derby di Madrid a Milano non è una specie di affronto per la città?

«Ormai è da tempo che è così: gli spagnoli sono i più forti. Bisogna accettarlo per forza. Io ho fatto il contrario: ho vinto la Coppa dei campioni a Madrid».

Si, però dai, a San Siro nell'anno in cui le milanesi sono fuori dall'Europa...

«San Siro è all'altezza del Bernabeu se non meglio. Le milanesi invece non sono all'altezza di San Siro».

Da ex comandante della difesa ti piace Simeone?

«Neanche un po'. Mi danno fastidio gli allenatori che si sbracciano, si agitano, si strappano la camicia. Sai, chi mi ricorda?».

Proprio no...

«Oronzo Pugliese, l'allenatore del Bari degli anni Sessanta. Veniva in campo con un galletto sottobraccio e poi urlava come un ossesso. A me piacciono Liedholm, Ancelotti. Eleganti, mai fuori posto».

E il Cholismo allora?

«Quando Mazzone giocava e si comportava come Simeone lo criticavano. Oggi vedo che va di moda. La verità è che quando vinci il gioco che fai va bene a tutti».

Ma neanche la sua difesa ti piace?

«Quella si. É una difesa che ha qualità non solo cattiveria. Non prendono mai più di un gol. E dove è difficile fare gol è facile lasciarci le penne».

Allora come vedi questa finale?

«Presi uno per uno il Real è più forte, ma devi sperare nella grande giornata di Ronaldo, nella grande giornata di Bale, nella grande giornata di Benzema...»

E quindi?

«Il Real ha più qualità ma forse è arrivato il momento dell'Atletico. La difesa dei blanncos è meno compatta e lascia sempre qualche spiraglio. Ed è in quello spiraglio che l'Atletico da qualche anno ha imparato a infilarsi sempre».

La vedrai?

«No, sono ad un'iniziativa di beneficenza. Me la gusterò in differita quando torno a casa».

La Grande Inter cosa aveva di grande

«Una difesa granitica con Burgnich, Facchetti, Picchi e un attacco da favola con Mazzola, Suarez e Corso. Aveva la difesa dell'Atletico Madrid e l'attacco del Real Madrid».

E il Milan

«Eravamo un blocco vero, un gruppo unito con quattro attaccanti davanti: Hamrin, Sormani, Rivera e Prati. Oggi sarebbe il Barcellona».

Rocco e Herrera sarebbero ancora moderni oggi?

«Chi lo sa. Si dice che i tempi siano cambiati, ma il campo era lungo uguale ad adesso, il pali alti come adesso, il pallone sferico come oggi. L'unica cosa è che adesso si vergognano di dire che fanno il catenaccio. Dicono: giochiamo dietro la linea della palla. Però...».

Però...

«Rocco oggi è Ancelotti e Herrera è il papà di Mourinho. Se i giocatori prendono un sacco di soldi poi lo devono ad Helenio, dovrebbero fargli un monumento. Lui ha cambiato il calcio in questo senso».

Chi era Ronaldo ai tempi tuoi?

«Uno come Rivera io non l'ho mai più visto. Ronaldo e Messi vanno messi sul piedistallo, sono completi e segnano, ma sul calcio giocato con intelligenza Gianni non ha paragoni ancora oggi. Illuminava il campo e i comnpagni».

Sai che a Milano c'è Pelè?

«L'ho incontrato appena arrivato alla Fiorentina. Avevo vent'anni ed ero il più giovane della truppa. Il mio battesimo fu con il Real Madrid delle cinque coppe campioni vinte di fila e con il Santos di Pelè».

Che trauma. E come sono finite?

«Il Real lo abbiamo battuto 2-1 e il Santos 3-0».

Cosa ti manca di Milano?

«Amo da sempre Milano. Ma quello che mi manca di più sono gli anni della gioventù».

Abitavi in città o fuori?

«All'Inter abitavo ad Appiano Gentile, al Milan vicino all'Arena in via Pinamonte da Vimercate. Avevo il barbiere sotto casa e il grattacielo di fronte».

Dicevamo: anche quest'anno Milan e Inter non andranno in Champions.

«Giusto così. Ma il Milan mi pare messo peggio»

In che senso?

«L'Inter ha preso giocatori non da Inter ma da cinque o sei elementi si può ripartire. Se il Milan vuole veramente costruire una squadra di giovani sarà un problema».

Perché?

«Nelle grandi squadre non c'è voglia e tempo per aspettare i giovani. Nel Milan e nell'Inter se arrivi secondo non hai fatto niente».

Beh, quest'anno non erano partite per vincere...

«Balle. Quando dicono che l'Inter è partita per arrivare terza dicono balle. Quando giochi in una grande squadra giochi per vincere il campionato. Se dici che giochi per arrivare terzi arrivi quinto».

Cosa manca alle milanesi la qualità o l'attaccamento alla maglia?

«Tutte e due. Ma soprattutto manca l'amalgama, l'amicizia che è la cosa che conta di più. Quando sento che non vogliono andare in ritiro neanche per una giornata mi viene il mal di pancia».

Addirittura...

«Dicono: è cambiata la mentalità dei giocatori, ma è cambiata in peggio. Ragazzi che guadagnano quelle cifre non possono, quando la squadra va male, farsi beccare in discoteca fino alle tre di notte. Ti pare professionalità questa?».

Sei severo.

«Ma hai sentito lo sfogo di Abbiati? Se quando perdi ti vedono brindare con prosecchino e champagnino la gente cosa deve pensare di te?».

L'Inter ai thailandesi e il Milan ai cinesi. Che ne pensi?

«Il mondo va così. Ci vogliono i soldi per andare avanti nel calcio. E i soldi non hanno nazionalità. Però potrebbe esserci il colpo di scena...»

Cioè?

«Magari Berlusconi dirà che i cinesi non vogliono più il Milan e che lui è costretto a tenerlo. Ma è una mia idea».

Torneranno quegli anni formidabili

«Si. tutto ha un inizio e tutto ha una fine.

Compresi gli anni di vacche magre».

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