Cronaca locale

Killer esce dopo sei anni e minaccia la ex con la pistola

Ha ucciso la suocera, ora è accusato di stalking

Killer esce dopo sei anni e minaccia la ex con la pistola

A volte gli avvocati ottengono successi che, col senno di poi, forse sarebbe meglio che non avessero raggiunto. Perché è ben vero che ci sono casi in cui l'imputato che ottiene una pena mite fa comunque tesoro dell'esperienza, e avvia un percorso di recupero e rieducazione; ma ci sono anche casi in cui il ritorno in libertà diventa il viatico per combinare atri guai.

Lunedì una donna chiede l'aiuto della polizia, perché l'ex fidanzato l'ha attesa sotto l'ufficio in viale Tibaldi, come già altre volte: ma stavolta era armato, le ha puntato contro una pistola, e quando lei è saltata su un autobus si è messo a picchiare come un matto con la pistola contro i vetri del mezzo pubblico. La Volante si mette alla caccia dell'uomo, lo individua, lo blocca in piazza Napoli: e quando lo identificano, gli agenti scoprono che per la legge italiana è tutt'altro che uno sconosciuto. Nel 2007 era stato arrestato con l'accusa di avere ammazzato la suocera. Ma nel 2013 era già libero, in affidamento ai servizi sociali.

Come è possibile che sei anni di carcere siano sufficienti per chi ha tolto la vita a una persona? La ricostruzione della vicenda di ieri offre alcune risposte significative. Il protagonista si chiama Francesco Palmisano, 41 anni, e nel febbraio del 2007 era finito a San Vittore con l'accusa di omicidio volontario. Vittima del delitto, la giovane suocera, Fabiana Debenedetti, trovata agonizzante nella casa di via Lomazzo - a ridosso di via Paolo Sarpi - dove viveva l'intera famiglia: la donna, la figlia Katia, il genero Francesco, e i due piccoli figli della coppia. Clima pesante, in casa: litigi continui e violenze ripetute. Francesco alza spesso le mani. Quel giorno, alla fine dell'ennesima disputa, Fabiana muore, soffocata dal tovagliolo che il genero le ha ficcato in bocca, e forse da un mestolo infilato in gola. Ma al processo il difensore dell'uomo, Marco De Giorgio, parte all'attacco dell'accusa, facendo stilare e presentando ai giudici una perizia medico legale che convince la corte d'Assise: Palmisano si vede cambiare l'accusa da omicidio volontario a maltrattamenti seguiti da morte, gli infliggono 21 anni, che grazie al rito abbreviato si riducono a quattordici. Pochi, ma non pochissimi. Che però di fatto si riducono a poco più di sei, anche se nelle more del processo d'appello l'uomo ottiene gli arresti domiciliari ma viene arrestato per una rissa condominiale. Nel 2013, scontata la metà della pena, Palmisano ottiene dal Tribunale di sorveglianza l'affidamento ai servizi sociali, grazie a una valutazione positiva del suo reinserimento. Tornato libero, si fa una nuova compagna. Ma il suo rapporto con il resto del mondo, e con le femmine in particolare, resta problematico. Quando lei dopo essere rimasta incinta lo pianta, inizia a martellarla, non accetta la fine del rapporto, lancia minacce di ogni genere. Il 3 dicembre la donna la denuncia.

E come tutta risposta lui lunedì va a darle la caccia con la pistola.

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