Cronaca locale

L'Accademia delle voci bianche un fiore all'occhiello (dimenticato)

Domenica scorsa il nostro maggior teatro non solo cittadino, la Scala, offriva un'immagine diversa. La sala del Piermarini era invasa non dal solito pubblico cosmopolita, la cui età media cresce col passare degli anni, ma brulicava di bambini e adolescenti. Era stracolma, in tutti gli ordini dei palchi e della platea, di quelle famiglie di cui si parla tanto, ma che sembrano più creazioni dei comunicati stampa che esseri reali, in carne ed ossa. Il segreto stava nel fatto che si esibivano solisti, coristi e voci bianche dell'Accademia del Teatro alla Scala. Dunque molti fra gli astanti erano interessati direttamente alla prova di figli o fratelli e sorelle. Non stupisce che nei paesi anglosassoni, dove il canto corale è parte del bagaglio culturale di ogni scuola, università o congregazione religiosa, il livello medio di conoscenza della musica sia sempre alto. A parte l'indiscutibile valore pedagogico che riveste lo studio e la pratica del canto corale, per il «critico musicale» è stata un'esperienza salutare. Verificare come si debbono sentire i congiunti di un cantante è un contrappasso utile. Dall'altra parte della barricata, ammesso che l'amore e l'orgoglio accecano, è innegabile che i sentimenti suscitati alimentino speranze in un futuro non immemore delle nostre più antiche tradizioni. Sentire con quanto entusiasmo sessantadue voci bianche, ai quali vanno aggiunti diciannove rinforzi di giovani cantanti, scandivano alcuni dei più famosi cori del Messiah di Händel, è stata un'esperienza vivificante. Il motore di questa pedagogia virtuosa è da vent'anni, Bruno Casoni, che ha preparato svariate generazioni di pueri cantori. Dal 2002, Casoni è il Maestro del Coro della Scala, ma non ha lasciato l'istruzione delle voci bianche (condivisa con i suoi valenti collaboratori, Sonia Franzese e Marco De Gaspari), perché la schietta passione dei bambini è un balsamo alle quotidiane «sofferenze» nel mondo adulto, quello degli artisti del coro. Di recente abbiamo letto disinformate speculazioni sugli emolumenti dei maestri del coro, senza che i lettori fossero edotti sulla difficoltà di rendere un'accolita di ambizioni stilistiche differenti una compagine corale univoca.

L'anno scorso l'Ambrogino d'oro è stato conferito a Bruno Casoni, mai iniziativa fu più appropriata, in considerazione che la sua categoria è, per ignoranza o superficialità, misconosciuta anche dai cosiddetti competenti del ramo.

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