Cronaca locale

«L'amore vincerà» il male che imprigiona

Le sbarre si trasformano in riflettori di luce e il palcoscenico prende il posto della cella per fare spazio a L'amore vincerà , lo spettacolo che vede protagonisti quindici dentenuti del circuito di Alta Sicurezza della casa di reclusione di Opera. Stasera alle 19.45 nell'auditorium di Expo il recital di canti, poesie e racconti, diretto da Isabella Biffi, in arte Isa-Beau, festeggia un tour passato da teatri come l'Ariston di San Remo, per testimoniare il lavoro artistico in atto all'interno di alcuni istituti di pena intenti a trasformare la punizione in rieducazione del detenuto.

L'amore vincerà , voluto da Regione Lombardia, ha come unico interprete milanese Francesco Ranieri, tornato a essere un imprenditore dopo aver girato per 17 anni le carceri d'Europa, dalla Spagna alla Germania all'Italia, «per traffico di droga - dichiara Ranieri -. Cosa faccio sul palcoscenico? Racconto un po' di storie, che fanno parte della storia di chi come me ad un certo punto della vita ha voluto prendere una scorciatoia e ha giustamente pagato». Perché Expo? Da mesi ripetiamo che il tema dell'Esposizione Universale è «Nutrire il pianeta» e che il principio di nutrizione deve varcare il mero concetto di cibo, per assurgere a un significato simbolico in cui ad essere nutrito non è solo il corpo, ma ciò che chiamiamo spirito o psiche o coscienza, soprattutto quando essi appartengono a persone colpevoli d'aver commesso quanto definiamo «male». Come il cibo fa bello il corpo fisico, la nutrizione artistica è in grado di far bella la coscienza.

Qual è stato il cibo che l'ha cambiata da trafficante a uomo libero? «Le lacrime. Non ho mai pianto per paura, ma quando ho capito di avere una coscienza che non sapevo di avere. Una coscienza pulita che poteva domare, superare, prendere il posto di quella sporca, volando sopra di essa» risponde Francesco Ranieri. Il carcere che l'ha aiutata di più? «Nelle carceri tedesche c'è un motto, che purtroppo conosciamo molto bene per un'altra storia: “Arbeit macht frei”, “Il lavoro rende liberi”. Vedo ancora questa scritta a Meinz. In Italia rieduchiamo i detenuti attraverso la cultura, in Germania si punta sul lavoro. Se unissimo lavoro e cultura arriveremo ad un concetto elevato non solo di carcere, ma di società. I detenuti che in Germania lavorano si costruiscono un piccolo patrimonio e quando escono non si trovano senza nulla per ricominciare. In un istituto di pena tedesco puoi essere miliardario ma dentro il carcere non puoi spendere più di 86 euro al mese se non lavori. È un'esperienza che ti cambia davvero».

Il dibattito sulle sbarre è di un'attualità vorace. Da poco è stato ristrutturato il teatro del Beccaria e operosa, è proprio il caso di dire, è l'intraprendenza di chi dentro le case di punizione crea testate come In corso d'Opera , diretta da Renzo Magosso, il giornale redatto all'interno di Opera recentemente insignito del premio Vergani. Stasera quindici uomini canteranno e danzeranno in L'amore vincerà , per dichiarare che il cibo di Expo non è un tema mondiale e eclatante, ma una sottile vena emozionale stretta come una cella, un canale di sangue che deve iniziare un corso nuovo all'interno delle nostre coscienze, non libere da quanto chiamiamo «male», perché bene e male si spartiscono la lotta di ogni giorno in ognuno di noi. «Questa lotta è il nostro lavoro quotidiano - dice Giacinto Siciliano, direttore del penitenziario di Opera - e lo spettacolo di stasera ne sarà splendida testimonianza».

Su un palcoscenico che è libertà.

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