Cronaca locale

L'antisemitismo nascosto di sinistra e islam politico

Allarme per il ritorno di movimenti neofascisti Si chiude un occhio sugli estremisti anti-Israele

L'antisemitismo nascosto di sinistra e islam politico

Tornano estremismo e rigurgiti antisemiti. Dopo il blitz di Casa Pound in Comune, gli striscioni e i volantini, la sinistra e l'Anpi si mobilitano contro le «provocazioni neofasciste». Il Pd ha dedicato un incontro della festa dell'Unità al «pericolo delle nuove destre» e l'Associazione dei partigiani manifesta «crescente preoccupazione», segnalando che Milano e la Lombardia sono state praticamente scelte come centri strategici dalle organizzazioni neofasciste e neonaziste.

Meno attenzione però viene prestata ad altri arsenali d'odio che si stanno riempiendo in città, aree in cui il risentimento antisemita cova nella forma più subdola dell'antisionismo. Il 29 luglio, in via dei Transiti, è in programma una serata organizzata dal «Fronte palestina». Nel volantino si inneggia alla «resistenza» e si disegna una carta geografica che cancella lo stato di Israele. Un simbolo simile lo si era visto in occasione del cosiddetto festival della solidarietà col popolo palestinese. Subito ribattezzato festival dell'odio, quell'evento proponeva come «guest star» l'imam Riyad AlBustanji, già ospite al Ramadan di Milano nel 2013 e noto per avere inneggiato al «martirio» religioso dei bambini. Altri relatori non erano da meno (uno aveva definito gli ebrei «nemici di Dio, della fede e del profeta»). L'odio anti-Israele è il terreno in cui si ritrovano gli antagonisti di sinistra e gli estremisti laici o religiosi. Oggi, dopo l'attentato di Gerusalemme, si registra una grande esaltazione sui social network: parolai e odiatori sono scatenati. Non è difficile trovare autentiche bufale e ricostruzioni propagandistiche che rasentano l'assurdo. I fautori dell'odio chiamano «i nostri ragazzi» gli attentatori, in loro vedono dei «partigiani», spiegano che «tutto è legittimo», protestano («Ti difendi e ti chiamano terrorista») e teorizzano: «La resistenza è un diritto». Qualcuno, particolarmente eccitato, minaccia i «sionisti».

Nel giorno della sgradevole gaffe in cui è occorso il deputato Massimo Corsaro, la Comunità ebraica locale è intervenuta esprimendo preoccupazione per il «clima di intolleranza» e il «degrado culturale». Il deputato milanese di «Direzione Italia» ha poi ammesso che intendeva «indirizzare un insulto a un collega», il pd milanese Emanuele Fiano, ma ha anche spiegato che «mai, mai, mai, il mio intento è stato quello di fare alcun riferimento di tipo religioso». Nessun sentimento antisemita, voleva dire. Alla Comunità ebraica - ha aggiunto - «spero mi sarà data occasione di poterlo spiegare personalmente».

Gli esponenti della Comunità ebraica milanese, conosciuti per l'equilibrio e la lucidità, sanno che oggi il pericolo antisemita si annida negli estremisti di tutti i colori, e nell'islam politico più esposto alla malattia del fanatismo. Poche settimane fa, la antropologa italo somala Maryan Ismail ha denunciato di essere stata ritratta con un cerchietto rosso in una foto, e definita «ebrea nera», per il fatto di aver partecipato alla sfilata della Brigata ebraica. E solo due mesi fa, a Milano, è arrivato a Milano l'imam Sheikh Rajab Zaki, già accusato di sostenere i movimenti fondamentalisti contro Israele.

È stato accolto come «onorevole ospite» nella sede dell'Alleanza islamica d'Italia (sigla inserita nella black list degli Emirati arabi), da giovani paradossalmente entusiasti, quel giorno, per la marcia «senza muri».

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