Cronaca locale

L'arte contemporanea nel Quadrilatero: l'altra faccia della moda

In via Sant'Andrea, 14 artisti interpretano il pianeta fashion con ironia e creatività

Sono in pochi a conoscere questo museo della città anche se si trova in via Sant'Andrea al n. 6, nel cuore di Milano la sua facciata settecentesca ben si inserisce con gli altri edifici, ma al suo interno si scoprono anche tesori inestimabili a partire dall'antico portico e cortile rinascimentale fino ai suoi spazi museali. Nelle sue sale si è in questi giorni inaugurata una nuova mostra in occasione di Expo in città: «Fashion as social energy» che si potrà visitare fino al 30 agosto negli spazi espositivi allestiti appositamente a piano terra, una sorta di rivoluzione per un museo nato nel 1800 ma che affonda le sue radici nel 1700 in quanto sede abitativa di famiglie nobili milanesi che si sono succedute nel tempo; fino alla contessa Lylia Caprara Morando che nel 1945 donò la proprietà al Comune di Milano. Nel 1958, Paolo Arrigoni mette in luce i suoi tesori e Palazzo Morando lo si arricchisce di opere.

Poi avvenne anche il lascito di Attendolo Bolognini a colmare questo luogo e nel 2004 un'importante campagna di restauro mette in luce anche il bel «solottino dorato» tanto amato dalla Contessa. Nel 2009 arrivano altri lasciti, questa volta da parte dell'illustre famiglia milanese di Luigi Maino. Nel 1996, dopo il recupero dello scalone, dei fregi, di altri affreschi, cimeli e stucchi si pensa di dare al museo una forma più moderna e di dotarla anche di una sala conferenze, si pensa a una tipologia interna più museale in pieno rispetto dell'esistente e grazie alla collaborazione tra Comune di Milano e AIM. Un nuovo itinerario fu creato anche da Sergio Rebora che sostituì quello di Luigi Beretta. Ma la storia continua ed eccoci a oggi con questi nuovi spazi pensati per Expo, «Fashion as social energy» che si chiude il 30 agosto.

Organizzata dal Comune settore Cultura, Servizio Musei Storici e da Connecting Culture, con il patrocinio della Camera Nazionale della Moda in partnership con Ermenegildo Zegna, la msotra è curata da Gabi Scardi che mette a fuoco il rapporto tra moda e cultura: identità, sensibilità, linguaggi, etica ed estetica in forte cambiamento per uno straordinario quanto pioneristico percorso di opere, installazioni, video, realizzati da 14 artisti italiani e stranieri fra i quali: Michelangelo Pistoletto, Mella Jaarsma, Maria Papadimitriou, Lucy+Jorge Orta, Claudia Losi, Marzia Migliora, Luigi Coppola, Wurmkos e Bassa Sartoria, Ra Di Martino e Katerina Seda. Evoluzione dei materiali, quella tecnologica, la fragilità delle identità personali, le contaminazioni dei vari Paesi del mondo, la mobilità, l'importanza della memoria, delle radici, della storia e delle tradizioni, il tutto in un palinsesto di esposizioni, incontri, workshop, seminari e serate conviviali. Come dice Anna Detheridge, si tratta di un'esposizione sulla vita, sui modi di essere e di vedere.

E a proposito di esposizioni, fino al 28 giugno prosegue la mostra ai piani superiori di Brassay «Pour l'amour de Paris» proveniente dall'Hotel de Ville della Ville Lumière. Sono 260 foto inedite in Italia custodite dal nipote di Brassay che ne gestisce l‘archivio. Questa anteprima italiana a cura di Agnès de Gouvion Saint-Cyr non è da perdere perché si tratta di un patrimonio riemerso e tenuto nascosto per più di 50 anni. Brassay (nato nel 1899 in Transilvenia) andò a Parigi con suo padre chiamato ad insegnare. Ne fece la sua capitale.

Splendide le foto della crisi del 1929, quelle degli intellettuali, artisti, prostitute, mascalzoni, grandi famiglie e angolo nascosti della città.

Uno spazio da guardare con il cuore e con la testa sono più di 11 le sale in cui ci si può perdere e sognare.

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