Cronaca locale

L'arte contemporanea svela i sotterranei della Milano sforzesca

Il Sepolcreto della Ca' Granda ospita mostre fino a settembre; apre l'iraniana Neshat

L'arte contemporanea svela i sotterranei della Milano sforzesca

Se non siete mai entrati nel Sepolcreto della Ca' Granda è il momento buono per rimediare alla lacuna. Bisogna andare al civico 32 di via Francesco Sforza: l'ingresso è affianco alla Chiesa dell'Annunciata dell'antico Ospedale Maggiore, oggi il Policlinico.

Si scendono le scale e si è avvolti subito nella penombra: qui, in questa cappella sotterranea, tra il 1473 e il 1695 vennero tumulati i degenti (tantissimi: si stima addirittura 150mila) deceduti nel vicino ospedale. Una finestra illumina la piccola navata e immediatamente si scoprono cose che non ci si aspetterebbe di trovare in un luogo così: un video in bianco e nero procede in loop sulla parete e un'installazione di design riempie lo spazio.

È Ritorno alla luce, un percorso ideato dal Gruppo MilanoCard, che da tre anni si impegna ad aprire e gestire in modo innovativo monumenti storici chiusi e semi-sconosciuti della metropoli: ne ha già dato prova con successo con il percorso sui tetti in Galleria Vittorio Emanuele, con la cripta di San Sepolcro trasformata in spazio espositivo, con il campanile di San Celso finalmente visitabile e ora è la volta del Sepolcreto. L'idea è quella di attrarre nel ventre storico di Milano anche il pubblico giovane, più attratto dal contemporaneo, attraverso progetti espositivi site-specific con ingresso a pagamento, necessario per sostenere l'apertura di spazi che, altrimenti, continuerebbero a rimanere serrati: in questo caso, oltre a visitare la cripta, si può accedere anche all'Archivio Storico dell'ex ospedale, dove è conservata una mole enorme di documenti di storia locale.

Fino asettembre spetta al designer Henri Timi e alla celebre artista iraniana Shirin Neshat il compito di conferire al Sepolcreto quattrocentesco un fascino diverso e più attuale. Timi realizza piccoli totem circondati da polvere rossa e ricoperti da specchi concavi che riflettono il soffitto, un tempo color celeste, del Sepolcreto: accompagnano il visitatore verso la parete dove è proiettato Pulse, struggente lavoro del 2001 firmato dall'artistar Neshat.

Ambientato claustrofobicamente in una camera da letto di una donna, il video in bianco e nero di Shirin Neshat, da sempre in bilico tra New York e Teheran, è scandito da una musica che pare provenire da una radio: una voce femminile scandisce versi mistici del poeta persiano Rumi.

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