Cronaca locale

L'asilo dove non si può cantare: se la burocrazia indigna Milano

Da sei anni il nido d’infanzia la Locomotiva di Momo combatte una battaglia legale contro i condomini che ne vorrebbero la definitiva chiusura

L'asilo dove non si può cantare: se la burocrazia indigna Milano

Può un asilo nido essere considerato a tutti gli effetti una scuola di ballo e canto? A quanto pare secondo la sentenza della Corte d'appello di Milano sì. E per questo motivo il nido d’infanzia la Locomotiva di Momo, operativo dal 1996, sarebbe costretto alla chiusura dopo sei anni di cause legali contro il condominio.

"Noi speravamo che conoscendoci e conoscendo la qualità del nostro servizio educativo, sarebbero stati poi molto contenti di averci all'interno dello stabile - commenta Cinzia D'Alessandro, una della titolari – ma, purtroppo, così non è stato".

Infatti, la storia di questa scuola d’infanzia inizia nel 2012 quando Cinzia e Giuliana d'Alessandro decidono di spostare la sede del loro nido, operativo a Milano dal 1996, in via Anfossi 36.

Ma, neanche il tempo di iniziare i lavori di ristrutturazione, che i condomini deliberano contro la chiusura dell'attività, poiché si sarebbe violata una norma del Regolamento condominiale che dice che non si possono modificare destinazioni d'uso indicate nel rogito.

Ma in realtà questo cambio di destinazione non è mai avvenuto, poiché gli asili nidi privati appartengono alla stessa categoria catastale degli studi commerciali e degli uffici.

Il giudice di primo grado, forse per l'interpretazione sbagliata di un documento, dà di fatto ragione al condominio e dispone la cessazione dell'attività dell'asilo.

Gli avvocati allora decidono di presentare appello e chiedere la sospensione della sentenza di primo grado e lo scorso 31 luglio arriva il verdetto: "La destinazione ad uso asilo determina l'esercizio di un'attività che rientra tra quelle specificatamente vietate dal regolamento condominiale essendo l'asilo una scuola ove si pratica notoriamente anche musica e canto", quando nel regolamento condominiale dello stabile si sancisce che è vietato destinare gli alloggi a scuole di questo tipo.

"Noi abbiamo un piano formativo che fa tutt'altro – racconta Cinzia – in questo caso c'è del pregiudizio sul fatto che di per sé i bambini certamente disturbano".

E nonostante i locali siano interamente insonorizzati e godano di un proprio accesso separato, il condominio lo scorso settembre vota per chiedere che la sentenza venga eseguita così da chiudere l'asilo il prima possibile.

Il nido però continua a resistere e, grazie al patrocinio gratuito dello studio legale Lca, propone il ricorso in Cassazione avverso la sentenza della Corte d'appello di Milano e, contestualmente, istanza di sospensiva.

Ma il condominio ancora una volta contrattacca e immediatamente dopo la notifica del ricorso in Cassazione deposita un ricorso al giudice per far determinare le modalità di esecuzione alle sentenze di primo e secondo grado.

Intanto Cinzia e Silvana d'Alessandro hanno provato anche a chiedere aiuto alle istituzioni: "Con 200 genitori abbiamo mandato una lettera al sindaco di Milano, Beppe Sala, invitandolo a visitare i nostri spazi e per lo meno a farci sentire la sua vicinanza", racconta Cinzia.

Ora all'asilo non rimane che attendere la sentenza della Cassazione, senza però perdere la voglia di lottare "Vogliamo resistere e speriamo ancora che la giustizia, in cui abbiamo sempre creduto, possa risolvere questa vicenda", conclude Cinzia.

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