Cronaca locale

Lavoro e case, la protesta finisce in Comune

È finita con insulti e uova contro Paolo Limonta, la manifestazione dei centri sociali incentrata su casa e lavoro. Un brutto segnale, visto che finora il «braccio sinistro» del sindaco Pisapia era sempre riuscito a trovare una mediazione. Ora invece tra Comune e movimento sembra essere calato un muro, mentre si avvicina la Prima alla Scala, con la città rassegnata a vederla guastata da scontri e incidenti.

E pensare che tutto era iniziato nel migliore dei modi. Concentrazione in San Babila alle 17.30 anche se poi il corteo, circa 400 persone, è partito con la solita ora di ritardo. In mezzo tutte le realtà antagoniste milanesi, compresi anche gli anarchici, ma anche molte famiglie, anziani e bambini. La dimostrazione si è sviluppata tranquilla tra slogan e fumogeni senza però vandalismi, imbrattamenti o vetrine sfregiate. E con un piccolo divertente intermezzo: al furgone del centro sociale Cantiere parte la frizione e i militanti hanno dovuto spingerlo a braccia.

In una mezz'ora eccoci in piazza Scala, dove però i manifestanti trovano una cinquantina di agenti con caschi e scudi schierati davanti a Palazzo Marino. E qui comincia subito la manfrina «Via, via, la polizia» e altri ameni coretti. Scende il solito Limonta, delegato di Giuliano Pisapia per i rapporti con la città, il presidente del consiglio Basilio Rizzo e Mirko Mazzali, presidente della commissione sicurezza ma soprattutto storico legale degli antagonisti. Per la prima volta si registra la rottura. Gli antagonisti chiedono di salire in delegazione ma prima vogliono che la polizia si ritiri. Proposta irricevibile. Il terzetto tenta una ulteriore mediazione, ma qui si registra la rottura. Gli antagonisti per la prima volta fanno partire un coretto di insulti indirizzati soprattutto a Limonta. E soprattutto volano uova, una delle quali colpisce in pieno il delegato del sindaco Pisapia.

La situazione sembra sul punto di precipitare. Ma se ne rendono conto anche le tante famiglie presenti che preferiscono evitare di venire trascinate in uno scontro di piazza e iniziano a sfollare. Rimasti privi degli «scudi umani» con cui farsi forti, i centri sociali rumoreggiano per un'altra oretta poi verso le 20.30, visto che non ottenevano nulla, iniziano anche loro a levare le tende. Chiusa questa partita, in città resta comunque altissima la tensione: tra due giorni il Fidelio inaugura la stagione scaligera e il movimento ha già annunciato una calda accoglienza agli spettatori.

Eventualità alla quale si sono già rassegnati anche le forze dell'ordine: non sarà una serata tranquilla come accaduto negli ultimi due anni.

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