Cronaca locale

Al Lazzaretto la Peste è femmina

Dedicata alle donne la nuova rassegna tra arte e performance

Marta Calcagno Baldini

È l'arte che fa rinascere i luoghi, che li riempie di una nuova linfa vitale. Per quanto riguarda lo spazio Lazzaretto, nell'omonima via al 15, è vero più che mai. Siamo nell'ex quartiere degli appestati, in una Milano secentesca raccontata dal Manzoni che vede dietro via Vittorio Veneto raccolti i malati soprattutto nella Chiesa di San Carlo in largo Bellintani, affettuosamente chiamata San Carlino per distinguerla da quella di San Carlo in corso Vittorio Emanuele. Oggi in questo quartiere, tra vie con una miriade di marciapiedi su cui si affacciano negozietti di design e artigianato, moda e prodotti alimentari di varie nazioni, oltre a ristoranti e locali di cucine da ogni parte del mondo, la parola «contaminazione» assume un significato nuovo. Non si passa la malattia, ma si scambiano modi di pensare e di vivere. E anche lo spazio Lazzaretto riflette pienamente questo spirito. È nato 4 anni fa, lentamente, nello stesso luogo in cui si trovava lo studio della scultrice Lidya Silvestre, allieva di Marino Marini e insegnante all'Accademia di Brera. Roberta Rocca, proprietaria dell'immobile, e il marito Alfred Drago, hanno deciso di riaprire lo spazio alla città dopo la morte dell'artista. E così, dopo un lungo rodaggio (4 anni) di organizzazione eventi di forma quasi privata, da oggi fino a domenica nel Lazzaretto si svolgerà «Il Festival della Peste». Non è un caso che si chiami così: «Abbiamo voluto mantenere la memoria della contaminazione, ma declinandola in modo positivo» dice Lidia Ronzoni, direttrice dello spazio in un lavoro di reciproche influenze con la Rocca e Drago. La parola chiave di questo festival è «incontro»: un calendario di conferenze, musica e spettacoli uniti sotto il tema della «Femminilità intesa come attitudine vincente, capacità di adattarsi, scegliere il labirinto per vivere» continua la Ronzoni. Lontana la volontà di dare risposte: la mostra «Rosso Pestifero-Tabù e rossetto» interpreta lo stile dell'evento. Un percorso, a cura di Maria Elena Colombo e il Lazzaretto, su cosa sia il rossetto, un modo per migliorarci e mostrarci o per nascondersi dietro una maschera? Tra specchi e armadi, tra manifesti e opere d'arte, tra oggetti e estratti di film si esaminerà il tema. Altro appuntamento previsto per la prima serata di Festival è il concerto di concerto Nina Madù e le Reliquie commestibili e che vedrà il gruppo al completo in formazione da camera. Venerdì 5 ottobre in programma un incontro con lo scrittore Gianni Vacchelli dal titolo «Beatrice! Dante e il femminile»: la femminilità sarebbe al centro dell'attenzione dantesca, secondo Vacchelli, e in questo Dante sarebbe una rarità nella tradizione occidentale. L'ora dell'aperitivo è animata da «Private Pattering», per una performance musicale aperta, con Gianluca Codeghini ai samples, noise, oggetti e conchiglia, e Marco Mariani alla tromba. Il momento è anche occasione per l'annuncio del vincitore del premio per l'arte emergente «Lydia!», promosso dalla Fondazione e rivolto ad artisti under30: premia con 5mila euro la realizzazione di un'idea progettuale dedicata al tema del femminile, senza limitazioni di tecniche e linguaggi.

La giuria è composta da professionisti del mondo della cultura e dell'arte: da Edoardo Bonaspetti, curatore, a Francesca Kaufmann, gallerista, a Damiana Leoni, consulente per l'arte contemporanea fino a Adrian Paci.

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