Cronaca locale

Legge anti-moschee in vigore «La Consulta ci darà ragione»

La Lega invita Magdi Cristiano Allam e Alessandro Sallusti a presentare il Corano «L'impugnazione? Un governo che avesse a cuore gli italiani farebbe altre scelte»

Legge anti-moschee in vigore «La Consulta ci darà ragione»

Sulla legge «anti-moschee» la Regione non cede: raddoppia gli sforzi. Da un lato va avanti sul piano istituzionale, contrastando l'impugnazione del governo, dall'altro ingaggia una battaglia culturale sui pericoli del fondamentalismo. Con questo obiettivo il capogruppo leghista Massimiliano Romeo ha invitato nella sede del Consiglio regionale il direttore del «Giornale» Alessandro Sallusti e l'editorialista Magdi Cristiano Allam, per presentare il «Corano» commentato e distribuito nelle edicole. «L'iniziativa ci è piaciuta molto e può aiutarci a capire cosa si nasconde dietro una religione» ha detto Romeo. Accanto a lui Roberto Anelli, relatore del provvedimento più discusso fra quelli adottati dal Pirellone in questa metà mandato: la cosiddetta legge «anti-moschee», approvata a gennaio e subito oggetto di un fuoco di sbarramento, partito non solo dall'opposizione ma anche nel Consiglio dei ministri, che ha deciso di ricorrere alla Consulta per la presunta incostituzionalità delle norme. Un'iniziativa che non ha spaventato il gruppo leghista e il resto della maggioranza, che ha sostenuto l'iter della legge - a partire dall'assessore Viviana Beccalossi. Le nuove norme intervengono sulla materia urbanistica e si innestano su una precedente legge, la numero 12, che - secondo la maggioranza - già di per sé rende illegittimo il bando adottato dal Comune per assegnare tre aree alle comunità religiose (musulmane e non) che intendano costruire luoghi di culto. Romeo ha ribadito che la legge è in vigore e produce già effetti. Intanto le controdeduzioni sono partite per Roma. «La legge individua criteri urbanistici precisi - hanno spiegato i leghisti - infrastrutture, parcheggi, viabilità, telecamere. E valutazione ambientale. La federazione dell'islam italiano, che comprende 250 moschee in Italia, prevede già requisiti analoghi. Perché non possiamo inserirli nella legge? Li abbiamo voluti e siamo fiduciosi che il ricorso non andrà a buon fine».

Ma la legge non è tutto. Ed ecco la battaglia culturale. «La Lega con coraggio non si tira indietro» ha riconosciuto Sallusti, parlando di questa «operazione verità». «In Italia non ci sono intese fra Stato e comunità islamiche perché loro non si sono messe d'accordo su una rappresentanza unitaria - ha ricordato Allam - E ciò nonostante noi concediamo a piene mani quel che chiedono. Per esempio moschee sempre più grandi. Nel 2005 scrissi già “stop alle moschee”, era esplosa una “moschea mania”. Ora diciamo che ce ne sono fin troppe. Quel che ha fatto il Consiglio è porre un argine con uno strumento consentito. Se ci fosse un governo che abbia a cuore gli interessi degli italiani dovrebbe dire "basta moschee”». A poche centinaia di metri, il prestigioso quartiere residenziale di Porta Nuova, su quale è piovuto un enorme investimento (si parla di 2 miliardi) proveniente dal Qatar. «Il governo legittimo della Libia - ha ricordato Allam - ha indicato in Turchia e Qatar i nemici». Il fronte è anche questo. Tribunali, finanza e demografia. «A Oslo - ha detto Allam - il primo nome è Mohammed». E anche a Milano, notizia del 2013, è il nome più diffuso fra i piccoli imprenditori.

«Dobbiamo rivedere le leggi - ha avvertito Allam - non possiamo essere corresponsabili della fine della nostra civiltà».

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