Cronaca locale

Legge regionale, undici eletti rischiano la poltrona

In molti l'avevano rimosso, ma potrebbe arrivare una tegola sugli assetti politici del Consiglio regionale lombardo. Oggi è prevista l'udienza della Corte costituzionale in cui si capirà se undici eletti rischiano il posto o no. E non si tratta di personaggi di secondo piano: ci sono assessori, come Alessandro Sorte di Forza Italia, e politici di lunghissimo corso come Riccardo De Corato di Fratelli d'Italia. I giudici devono stabilire se le critiche mosse alla legge elettorale con cui si sono svolte le consultazioni lombarde del 2013 siano ammissibili dal Tar: gli avvocati Felice Besostri (Che si è già guadagnato una reputazione affossando il «Porcellum»), Emilio Zecca e Claudio Stefano Tani hanno promosso un ricorso davanti al tribunale amministrativo puntando soprattutto sulle modalità con cui sono stati assegnati i premi di maggioranza. E di conseguenza i seggi.

Dagli ambienti leghisti si ostenta sicurezza, restano intatti alcuni dubbi perché in caso di esito positivo per i ricorrenti si ribalterebbe la maggioranza in Consiglio. A rischiare, secondo il ricorso dei tre legali, sono: Luca Marsico e Alessandro Sorte per Forza Italia, Elisbetta Fatuzzo del Partito pensionati, Riccardo De Corato e Francesco Dotti di FdI, Stefano Carugo e Paolo Parolini di Ncd, Fabio Fanetti e Antonio Saggese della Lista Maroni presidente e infine Francesca Brianza e Jari colla della Lega Nord. Questo se fosse accolto tutto il ricorso, ma c'è anche un'altra opzione che prevede la sostituzione soltanto di quattro consiglieri: resterebbero certamente nella lista in tre, Fatuzzo e i due di Fratelli d'Italia.

Sapere chi entra sarebbe ancora più difficile, perché andrebbero ricalcolate tutte le percentuali, ma alcuni posti sono già certi come quello per Andrea Di Stefano. Allo stesso modo si sa che almeno un posto andrebbe alla Lista Ambrosoli, uno ai 5 Stelle e due al Partito democratico. Ipotesi fantosiose secondo i leghisti: «Mi stupirebbe molto se la Corte decidesse in questo senso – spiega Pietro Foroni, consigliere della Lega e avvocato – perché vorrebbe dire che il 90 per cento delle elezioni regionali sono illegitime, così come tutte quelle dei comuni sotto i 15mila abitanti svoltesi dal 1995 a oggi: questa legge è radicalmente diversa dal Porcellum sotto molti aspetti, quindi credo che il ricorso non verrà accettato».

Oggi comunque il «Lombardellum» va all'esame dell'aula e il relatore sarà Giuliano Amato che oltre ad avere un passato socialista come uno dei legali ricorrenti, è anche stato a capo del governo nazionale negli anni Novanta del secolo scorso, cioè il periodo in cui è stata approvata la legge a cui si ispira quella contro cui il trio di avvocati sta combattendo.

«Come non mi sono stupito della decisione della Corte sul Porcellum – conclude Foroni – mi stupirei molto di una decisione simile sulla legge lombarda».

Commenti