Cronaca locale

Una legge per tutelare il dialetto La Regione vuole parlare lumbard

Come i panda e i lupi marsicani. Il dialetto lombardo è in via di estinzione. E va tutelato. «Non ce lo siamo sognati noi, ma è un allarme lanciato dall'Unesco» tuona Cristina Cappellini. L'assessore regionale alle Culture motiva così il progetto di legge presentato ieri dal Carroccio al Pirellone. Dovrà ancora iniziare il suo iter istituzionale, sia chiaro, ma la creazione di un Osservatorio e un registro per associazioni e studiosi sono lì, pronti ad approdare in commissione e sgomitare per non sparire. Il bilinguismo - su cartelli stradali, toponomastica e non solo - lotta insieme a noi, avrebbero detto negli anni di piombo.Oggi, fortunatamente, non si spara più. A meno che non siano goffe trovate. Perché il bello è che la Regione non ha competenze scolastiche. Eppure... Il capogruppo Massimiliano Romeo pensa a «strumenti di moral suasion per incentivare nelle scuole la diffusione del dialetto e del suo patrimonio. Magari attraverso premi». Il segretario Paolo Grimoldi ha rincarato la dose. «Il dialetto semplifica l'apprendimento delle lingue germaniche e slave». Vabbè, qualcuno sosteneva che fosse più simile al francese ma, si sa, ognuno la vede a modo suo. Sia come sia, ieri, a smentire che il dialetto fosse proprio sconosciuto c'erano rappresentanti di circoli che si sono rivolti ai relatori in dialetto. Panico e sorrisi.Perché la difesa del milanès è piaciuta anche a sinistra e il capogruppo del Pd in Regione, Enrico Brambilla, nel compassato politichese idioma istituzionale della lingua di partito, ha detto che «la 482 del 1999 riconosce le minoranze linguistiche tra le quali sono annoverate però solo il friulano e il sardo». Però il Brambilla, cognomen omen di casa nostra, ha detto che l'idea è buona purché gli spiccioli da investire non finiscano in inutili cartelli stradali. T'è capì..

.SteG

Commenti