Cronaca locale

"L'essenza della mia musica? Melodie e suoni di Pitagora"

Il compositore domani sera all'Auditorium della Verdi In scena «Quarto Tempo» tra elettronica e pianoforte

"L'essenza della mia musica? Melodie e suoni di Pitagora"

Domani sera all'Auditorium Verdi di Milano Roberto Cacciapaglia «live» - per il «Celebration tour 2018» - dopo una raffica di concerti in Russia e le prime date sold out in Italia. Il compositore di Tree of life suite, scritta per il night show dell'«Albero della vita» all'Expo, presenterà un'altra versione - pianistica - del suo lavoro «Quarto Tempo» (con Gianpiero Dionigi alle postazioni elettroniche e Enrico Guerzoni al violoncello). Cacciapaglia, alla vigilia del suo evento nella sala de laVerdi, ha accettato di rispondere ad alcune domande sul suo lavoro.

Maestro, la sua musica, stando alle presenze, continua a volare alto: la melodia vince sempre...

«Io me lo spiego così, ci sono tante persone, e io le ho trovate in ogni Paese in cui sono andato nelle mie tournèe, che nella musica cercano, sentono anche un rapporto col suono, che è una porta per raggiungere dimensioni più profonde, intime, che nella vita di tutti i giorni restano lontane».

Che effetto le fa suonare nella sua Milano, dove tra l'altro ha iniziato come pioniere dell'elettronica?

«Ricordo bene i miei esordi, nel 1974, quando ho pubblicato il mio primo Lp in quadrifonia, era una novità assoluta in Italia. E già allora c'erano già tutte le cose che poi ho portato con me. Suonavo il pianoforte, cosa che faccio ancora adesso; c'erano gli archi, gli ottoni e l'elettronica che sono rimasti. Adesso per esempio stiamo lavorando pure con dei software».

Software in scena, ma di che cosa si tratta esattamente?

«È un sistema che ha la capacità di portare alla luce quei suoni che Pitagora definiva l'essenza dell'universo, i cosiddetti armonici. I software rendono il percorso che il suono fa, nello spazio udibile, in un modo preciso. C'è un lavoro che va al centro di quello che noi sentiamo, io li chiamo suoni biologici. Tecnologia e natura in questo caso vanno insieme».

Tornando a Milano: lei che ne ha vissuto tutta l'evoluzione artistica-culturale, come vede oggi la situazione?

«La città sta vivendo un momento di grande innovazione e apertura. Prendiamo la moda, per esempio: Stella McCartney, la figlia di Paul ex Beatles, userà i miei brani per la sua campagna del 2018. Qui si creano opportunità straordinarie in molti campi. Ci sono arte, musica, design. Ed è interessante il pubblico rispetto alla domanda che c'era in precedenza. Penso a quando la musica era un simbolo di cambio, un po' un manifesto. Adesso tante persone hanno il desiderio di condividere, direi che siamo in piena evoluzione. E l'arte dei suoni, in questo senso, può aiutare molto l'individuo sia interiormente sia socialmente».

All'Auditorium ascolteremo «Quarto Tempo», a dieci anni dalla sua uscita. Quali sono le novità?

«Questo lavoro, nato con la Royal Philharmonic, è stato uno dei punti importanti della mia carriera, anche per l'incontro che ho fatto con questa grande orchestra. Ho voluto celebrare i dieci anni tornano a Londra, che è la patria di questa creazione musicale. E lì ho realizzato i pezzi per pianoforte che adesso presento».

Forse così ha voluto chiudere un cerchio, un periodo...

«Questo risultato è un punto di vista più intimo, microcosmico, rispetto al macrocosmo orchestrale. In effetti, questo lavoro così è arrivato alla completezza. Lo stiamo portando dal vivo con tutta una serie di cose che sono l'anticipazione del mio nuovo cd; tecnologia e musica concreta. Molti suoni e rumori della natura, aeroporti, voci, una montagna nel silenzio, la folla in uno stadio».

Stando alla scaletta, nel suo «live» oltre a «Celestia» usato dal rapper T-Pain, ci sono altre novità?

«Sì, due pezzi che fanno parte del mio lavoro nuovo che uscirà in aprile; un primo assaggio, poi in settembre il cd completo. In un brano coinvolgo anche il pubblico per un incontro profondo attraverso il suono dove tutte le voci diventano una cosa sola. Nello spazio niente divisioni, ma unione. Usiamo in maniera particolare suoni e luci, in modo che la percezione e la comunicazione diventino sempre più profonda».

La sua tavolozza immaginativa e sonora appare sempre più ampia...

«Uso queste musiche di integrazione con la melodia che per me, come noto, è un fatto molto importante, perché è il veicolo dell'emozione. Ritengo l'armonia interessante, l'ambient anche, più dal punto di vista architettonico. Ma la melodia colpisce il sentimento. Io parlo del mito di Orfeo che incantava i delfini, del flauto di Pan o delle arie dell'opera lirica fino ai Beatles e oltre.

Insomma diciamocelo chiaramente, i pezzi più belli della storia della musica hanno un impianto melodico che è straordinario».

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