Cronaca locale

L'eterna candidata a galla tra le correnti

Benvista da renziani e giovani turchi il nome del vicesindaco è spuntato anche per Liguria, Genova e Bologna

È diventata la donna per tutte le stagioni (e le città). Genovese d'origine, Francesca Balzani, 48 anni, già assessore della giunta comunale dal 2013 (è subentrata a Bruno Tabacci quando ha scelto la poltrona più comoda da deputato) e dal luglio scorso anche vicesindaco, nel giro di un anno è stata indicata come candidata della Regione Liguria - dove la renziana Raffaella Paita è stata poi travolta voti dal centrodestra con Giovanni Toti -, come prossimo sindaco di Genova, la città dove è nata e vissuta fino a sei anni fa facendo la spola con Milano dove vive il marito in pianta stabile da trent'anni, se Marco Doria non farà il bis nel 2017. Il suo nome è già spuntato ad agosto tra i papabili per il dopo-Pisapia ed è tornato a gran forza dopo che il sindaco l'ha servito su un tavolo a Matteo Renzi alla domanda fatidica: «Ma tu ce l'hai un nome in mente?». Per chiudere la carrellata, durante l'estate la Balzani è spuntata persino come candidata a Bologna, ma leggendo i giornali si è fatta una risata. Il marito Francesco, con cui è sposata dal 2003 e ha tre figli, Teo di 10 anni, Milo di 8 e Agata di 5, è professore all'Università di Economia di Bologna, «qualcuno ci avrà ricamarci» era stata la smentita assoluta. Non conferma e non smentisce invece il pressing di Pisapia per il 2016. Ieri a Palazzo Marino ha preferito non rispondere alle domande.

Pisapia la stima molto. Quando a metà luglio l'ex vicesindaco Ada Lucia De Cesaris ha sbattuto la porta di Palazzo Marino, ha assegnato in fretta le deleghe all'assessore al Bilancio Francesca Balzani: «È la persona giusta al posto giusto». Tanto la prima vice era pronta a «scattare» contro colleghi di giunta e consiglieri, tanto il sindaco elogia spesso la papabile erede come persona in grado di evitare i conflitti. E secondo i colleghi più maligni, in questo è un'artista. «È una paracula» sintetizzano. «Dispensa abbracci e sorrisi, ma se una cosa non s'ha da fare non ci sarà verso». E finchè era assessore ha evitato volentieri le sedute in cui non si votavano delibere di Bilancio, per evitare discussioni sui documenti dei colleghi non condivisi. Ha lasciato il tavolo invece quando la giunta ha dovuto approvare la prosecuzione della quarta linea metropolitana, un atto politico per la coalizione di centrosinistra e impegnativo per i prossimi sei anni, ma l'assessore al Bilancio non ha voluto sottoscrivere. Qualcuno ieri si chiedeva se da sindaco saprebbe gestire situazioni critiche e divergenze: non si potrà sfilare.

In un Pd che vive di accesi conflitti interni, Balzani è un'indipendente (non ha mai preso la tessera) e riesce ad essere in ottimi rapporti con la vicepresidente renziana Debora Serracchiani, con cui ha condiviso gli anni dell'Europarlamento (è stata eletta nel 2009 e ha svolto anche l'importante incarico di relatore generale al Bilancio Ue), è «sponsorizzata» dal ministro Andrea Orlando, «giovane turco» voluto da Enrico Letta ma confermato dal premier, potrebbe essere il nome giusto per riallacciare i rapporti con Rifondazione che ha già l'alleanza del 2011 («è un bel nome» ha sempre detto il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo, ieri ha aggiunto solo che «doveva uscire più in là, l'hanno “bruciato” tropo presto»). L'ostacolo più alto sulla sua candidatura si chiama Matteo Renzi, che preferisce il commissario Expo Giuseppe Sala, non ha digerito il suo sostegno a Sergio Cofferati alle primarie in Liguria e (forse) neanche i suoi commenti dopo la batosta nella Regione riconquistata dal centrodestra con Giovanni Toti: «Non basta dire la Liguria va veloce, va a ritmo di rock per essere credibili».

Uno slang renzianissimo.

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